Dopo che i casi, soprattutto nel periodo delle festività natalizie, sono letteralmente esplosi, il governo ha deciso di reintrodurre la misura preventiva per evitare il contagio
I casi sono aumentati e le conseguenze le vediamo anche nella quotidianità con familiari o amici che sono stati costretti alle cure mediche per la forte forma influenzale che ha colpito migliaia di persone, soprattutto sotto le festività natalizie a causa dei pranzi e delle cene conviviali che si sono tenuti in quei giorni. Dolori alle ossa, gastroenterite acute, spossatezza, questi i principali sintomi della forma influenzale in azione in questi giorni.
E’ allarme nel Regno Unito, dopo che da fine dicembre si era alzato il livello di allerta, quando il servizio sanitario nazionale inglese aveva segnalato casi di influenza addirittura quadruplicati negli ospedali della nazione nell’arco di un mese. I casi di influenza sono “saliti alle stelle”, come hanno dichiarato gli esperti, superando quota 5.000 persone ricoverate negli ospedali dell’area, e diverse aziende sanitarie di tutto il Paese sono state costrette a dichiarare lo stato di criticità.
Un picco d’influenza che fa tremare il Regno Unito
Tutta colpa delle festività natalizie. La possibilità di riunirsi nelle case per pranzi e cene conviviali per festeggiare il Natale e gli altri giorni di festa ha mandato nel caos il sistema sanitario nazionale del Regno Unito, Nhs England, costretto a destreggiarsi in una vera e propria emergenza influenzale. Oltre 5000 persone hanno avuto bisogno di cure ospedaliere a causa dei forti sintomi influenzali che hanno portato sull’orlo del collasso alcune strutture del paese. Un portavoce del Southmead Hospital ad esempio, nel nord di Bristol, ha spiegato che è stato riscontrato un “forte aumento” di influenza e malattie respiratorie in particolare dall’inizio dell’anno, tanto da far dichiarare uno stato di criticità per la struttura che non è più in grado di ricevere altri pazienti.
Un problema, che si sta riscontrando in altre città, dovuto ai casi di forma influenzale più che quadruplicati rispetto agli standard del periodo. Una situazione che ha portato il governo inglese a pensare di rendere obbligatorio ancora una volta, come ai tempi del covid, l’uso delle mascherine per cercare di limitare il diffondersi della malattia.
Il ritorno delle mascherine
I primi a lanciare l’allarme sono stati gli stessi responsabili del sistema sanitario nazionale che hanno esortato le persone che lavorano o fanno visita nella “zona di emergenza” a indossare le mascherine fornite in loco. Questa zona comprende il pronto soccorso e il dipartimento di medicina d’urgenza, ma anche le unità per pazienti acuti e in condizioni di fragilità elevata. I responsabili degli ospedali hanno affermato che le misure rimarranno in vigore solo “finché saranno strettamente necessarie”. È stato anche chiesto alle persone con sintomi respiratori come tosse e raffreddore di evitare di far visita a familiari e amici in ospedale. “Il personale in prima linea dell’Nhs è sottoposto a una pressione notevole e la domanda non accenna a diminuire”, ha evidenziato Stephen Powis, direttore medico nazionale di Nhs England.
Una situazione quella inglese che viene monitorata attentamente anche in Italia. “Non dobbiamo imitare il Regno Unito, ma sicuramente è giusto tornare all’uso delle mascherine in ospedali, Rsa e luoghi pubblici affollati (metropolitane, bus e treni) per proteggere il più possibile soggetti fragili non solo dall’influenza, ma in generale dai vari virus respiratori che stanno circolando”. Queste le parole dell’epidemiologo Massimo Ciccozzi rilasciate alle agenzie di stampa, commentando la decisione adottata dagli ospedali del Regno Unito di reintrodurre le mascherine a seguito di un boom di casi di influenza.
