Si è tenuta stamani a Teramo, in Palazzo Melatino, sede della Fondazione Tercas, un incontro con la Stampa nel corso del quale il presidente Tiziana Di Sante ha illustrato e commentato alcuni dati relativi ad un Settore strategico come quello della Ricerca Scientifica.
All’incontro hanno partecipato: la Professoressa Barbara Barboni dell’Università di Teramo, Lucio Ambrosj, Direttore amministrativo dell’IZS, Paola Ripà dell’IZS Abruzzo e Molise, Giovanni Colletta componente del CDA della Fondazione Tercas.
“Con i propri finanziamenti in questo settore – ha affermato il presidente Di Sante – Fondazione Tercas rafforza nel territorio il suo ruolo di protagonista nell’impulso e nel sostegno alla ricerca, leva fondamentale per perseguire la crescita del livello tecnologico del sistema produttivo locale ed il miglioramento della competitività delle imprese in tema di salute, difesa ambientale, conoscenza del territorio, salvaguardia di beni culturali”.
Dopo aver ricordato che nel nostro Paese la ricerca scientifica avverte sensibili ritardi rispetto alla situazione di altre nazioni confermandosi tra i cosiddetti “moderate innovators”, con un tasso d’innovazione rimasto sostanzialmente invariato dal 2010 e spesa pubblica in Ricerca e Sviluppo in calo dal 2013, un livello, cioè, nettamente al di sotto della media dell’Ue ha sottolineato l’impegno delle Fondazioni di origine bancaria.
“Dal 1994 – ha quindi ricordato il presidente Di Sante – si cominciano a registrare, da parte della Fondazione Tercas, erogazioni sulla Ricerca e Sviluppo e partecipazioni a progetti di sistema di altissimo livello, che negli anni hanno portato a totalizzare oltre 8 milioni di euro di erogazioni”. Il presidente quindi ha dato la parola ai coordinatori di due prestigiosi progetti di Ricerca promossi da due eccellenze del nostro territorio: l’Università di Teramo e l’IZS Abruzzo e Molise.
La professoressa Barbara Barboni della Facoltà di Bioscienze e Tecnologie agro alimentari e ambientali dell’Università di Teramo ha quindi illustrato il Progetto sulle “Nuove frontiere dell’homing cellulare nella diagnostica delle patologie tumorali” che – ha affermato – avrà l’obiettivo di confermare l’efficacia delle cellule staminali nell’intercettare precocemente i focolai metastatici rendendoli rilevabili con approcci diagnostici non invasivi. “Grazie all’utilizzo delle nanotecnologie – ha affermato la professoressa Barboni – si metterà a punto una metodologia diagnostica che prevede l’introduzione nelle cellule di alcune particelle in grado di consentire l’individuazione, attraverso una TAC, di focolai metastatici. Il Progetto si potrà realizzare – ha continuato – poiché nella provincia di Teramo esistono strutture di ricerca e diagnostiche che sono state in grado di affrontare queste sfide della moderna medicina perchè, tra l’altro, avevano una consolidata attività di collaborazione e documentata produttività scientifica di eccellenza.
In particolare: il Centro di Medicina Traslazionale – che opera presso l’Università di Teramo documenta una decennale attività nello studio, la produzione e lo sfruttamento delle cellule staminali indirizzando il proprio know how interdisciplinare e strumenti all’avanguardia nel settore della biologia ed ingegneria cellulare al nascente campo della medicina rigenerativa. L’attività, concretizzatasi negli anni nella produzione di numerosi lavori, libri e riviste di levatura internazionale ha trovato un prezioso sostegno finanziario da parte della Fondazione Tercas a partire dall’anno 2010. La linea di ricerca è stato parallelamente sostenuta negli ultimi anni da finanziamenti nazionali (PON R&I 2015 e 2017) ed Europei (H2020-MSCA-ITN-2015, Proposal Acronym: REP-BIOTECH),Proposal Number: 675526). I risultati incoraggianti delle ricerche coniugati alla rilevanza delle tematiche hanno attratto l’attenzione di imprese nazionali ed internazionali del RED-BIOTEC (Europe ASSUT, Fatro, FINCERAMICA, C4T, Nutrinsect, Fidia, Bayer ecc.) interessate a trasferire alla pratica della medicina rigenerativa le conoscenze.
Ha quindi poi preso la parola Paola Ripà, coordinatrice del Progetto “proDIACO DIagnostica Animali da Compagnia” promosso dall’IZS d’Abruzzo e Molise. “Il Progetto – ha affermato Paola Ripà – ha come obiettivo principale la messa a punto di tecnologie innovative per la diagnosi di malattie infettive virali umane e i suoi risultati, auspicabilmente, potranno avere una concreta e diretta applicazione in ambito sanitario. In considerazione degli ultimi eventi pandemici – ha continuato – l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” è sempre più convinto che il modo più efficace per prevenire le zoonosi virali è quello di ricercare e caratterizzare, secondo il concetto di “One Health” (Salute Unica), patogeni emergenti sia nell’uomo che nel serbatoio animale, domestico e selvatico, considerata la straordinaria ricchezza che la regione Abruzzo riserva in termini di biodiversità, attraverso nuove tecniche molecolari e innovativi sistemi integrati di analisi dei dati”.
Paola Ripà ha quindi concluso affermando che si calcola che almeno il 61% di tutti i patogeni che colpiscono l’uomo abbia un’origine animale e circa il 75% delle malattie emergenti, negli ultimi 10 anni, sia stato trasmesso all’uomo da animali o attraverso alimenti di origine animale.