Ha anche questo obiettivo il comitato costituito, lo scorso 1 maggio, a Rocche di Civitella che nasce per salvaguardare e tutelare il patrimonio rurale, storico e artistico.
E più approfonditamente in relazione alla sdemanializzazione e alienazione di una piccola area sita in Rocche Ceppino, adiacente la strada centrale della frazione adibita, all’epoca della sua realizzazione, a fontanile e lavatoio di uso pubblico.
Il manufatto è costituito dal fontanile, dietro al quale sorge una vasca lavatoio, il tutto sormontato da una copertura a capanna, per una superficie totale di circa 6 mq.
Il fontanile, a memoria di alcuni anziani abitanti della frazione di Ceppino, in origine era collocato lungo la strada che collega la chiesa di Santa Felicita alla frazione Ceppino.
Nel 1960-1965 un abitante di Rocche ne chiese lo spostamento, in quanto ostacolava l’ingresso dei mezzi agricoli nel suo campo.
Venne quindi ricollocato nella posizione attuale. Il Comune fornì inoltre la vasca per il lavatoio e il materiale per la copertura. Tre abitanti di Ceppino, Vittorio Durante, Sesto Orsini e Alvaro Di Francesco lavorarono gratuitamente per la realizzazione del manufatto così come lo vediamo, provvedendo anche alla fornitura di mattonelle e cemento.
L’opera apportava un miglioramento delle condizioni di vita, in questo caso delle donne di Ceppino, che, prima di questa realizzazione, erano costrette a lavare i panni, o presso il ruscello, o presso il lavatoio lungo la via Nazionale.
Da notare come la storia del piccolo manufatto testimonia le peculiarità socio-economiche di quel periodo degli anni Sessanta, quando, mentre nella città l’avanzamento tecnologico portava nelle case le lavatrici, nelle campagne ci si serviva ancora dei lavatoi comunitari e se ne costruivano di nuovi.
Il luogo del lavatoio, inoltre, costituiva un luogo di incontro per le donne, che si passavano le notizie del paese.
Il manufatto in sé non ha pregi artistici, costituisce però la testimonianza di un’epoca relativamente recente, ma materialmente molto lontana, vista la velocità dei cambiamenti che dagli anni Sessanta in poi si succedettero nelle abitudini quotidiane delle famiglie.
Costituisce quindi un elemento materiale della memoria collettiva del periodo agricolo-pastorale oggi difficilmente riconoscibile in altri manufatti.
La delibera. “Il fontanile non è più utilizzato per la sua funzione originaria e non assolve più alla sua funzione di uso pubblico”
Tale affermazione non è condivisa dalla comunità locale, anzi vi è decisamente a riguardo un totale disaccordo con l’affermazione in questione, in quanto il manufatto insistente sull’area, costituisce di per sé e in armonia con l’ambiente circostante, quell’evidente testimonianza di come si svolgeva la vita sociale delle precedenti generazioni (come brevemente spiegato nell’excursus storico) con utile scopo didattico per le future, nonché fornisce ancora rappresentazione visiva e tangibile di quel patrimonio, memoria nel tempo sia per i locali che per i visitatori, della vita vissuta nel contesto rurale di riferimento che era una realtà agricola contadina abruzzese assai significativa, delineando così pure un indubitabile carattere di interesse turistico.
Viene riportato inoltre, sempre sulla delibera:
“Che l’alienazione dell’area di che trattasi non pregiudica l’interesse della collettività”
Tale affermazione è da noi considerata del tutto falsa, poiché alla collettività verrebbe a mancare quel bene da tanti anni costituito e riconosciuto tale come appartenenza propria e di interesse pubblico e che tale vogliamo che resti, in quanto memoria con valore storico che va a convalidare la conoscenza di tradizioni, di usi e costumi di una civiltà seppur passata, ma mai dimenticata o comunque da dimenticare.
Considerato quanto sopra e a tale riguardo ci opponiamo alla delibera assunta e ne richiediamo l’annullamento in autotutela.
Con l’occasione, sempre considerando il valore storico del manufatto, impegniamo il Comune a farsi parte diligente per una sua sistemazione e adeguata valorizzazione e proponiamo allo stesso di provvedere alla ricollocazione dell’intero complesso in un’area pubblica diversa, quale ad esempio la piazza antistante la chiesa di Santa Felicita, con suo riallaccio alla rete idrica per una fruizione e uso calibrati.