Chi ha chiamato dall’alto per non creare problemi alla corsa al Senato di D’Alfonso?”. Sono piene di rabbia le parole di Giampaolo Matrone, il pasticciere di Monterotondo sopravvissuto miracolosamente al disastro che il 18 gennaio 2017 ha colpito tutta l’Italia ma che sotto l’hotel travolto dalla valanga ha perduto la moglie Valentina, oltre all’uso della mano destra e a quello, parziale, della gamba destra, che può solo strascinare.
I fatti incriminati risalgono alla serata di martedì 20 febbraio. Il Comitato Vittime, proprio per non dare adito a qualsiasi sospetto di strumentalizzazione politica, durante la campagna elettorale ha deciso di tenere un profilo bassissimo, rimandando anche la consueta manifestazione che organizza a ogni “compi-mese” della tragedia, ai giorni “18”.
Ma alla notizia che il Partito Democratico, con una scelta non proprio felice, organizza un appuntamento elettorale nella chiesa di Sant’Agostino ad Atri, dove fu celebrato il funerale di tre delle 29 vittime, e che deve intervenire anche il Governatore dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso, a cui si addebitano non poche responsabilità per il fatale ritardo dei soccorsi e che è candidato al Senato nelle liste del Pd, i familiari non ci stanno e decidono di presentarsi all’evento per gridare il loro sdegno, avvisando le testate giornalistiche.
Che infatti arrivano, numerose, e documentano tutto, a cominciare dai momenti ad alta tensione che precedono l’inizio del comizio: “qui sull’altare, dove vi trovare voi ora, c’erano le bare di Claudio, Sara e Cecilia ” urlano i manifestanti, esibendo ciascuno la foto del proprio caro che non c’è più. Tanto che alla fine D’Alfonso, avvisato via sms della presenza di “quelli di Rigopiano”, decide di disertare l’incontro, acuendo ulteriormente la rabbia dei familiari delle vittime.
I giornalisti, tra cui quello del Tg1, intervistano in particolare Giampaolo Matrone e Gianluca Tanda, il Presidente del Comitato Vittime, che commenta: siamo venuti qui per dire al Presidente “almeno scendi da quell’altare, che per noi è sacro, e vai da un’altra parte a fare il tuo comizio”.
E il pasticciere di Monterotondo rincara la dose. “Lo stavamo aspettando tutti, ma non ha avuto il coraggio di affrontarci. Sa di avere sulla coscienza tutte queste persone, questi giovani che non ci sono più, vite distrutte e rovinate: questo è lo “schifo” dell’Abruzzo e delle istituzioni. Oggi non dovevamo essere qui, io dovevo stare a casa con mia figlia e mia moglie, non andare in giro a cercare coloro che ci hanno distrutto la vita. E che si permettono pure, in questa chiesa dove l’anno scorso hanno celebrato tre funerali, di fare un comizio del Pd, di fare propaganda.
D’Alfonso se ne vuole andare al Senato? Piuttosto ci dia spiegazioni: perché quel 18 gennaio non ci sono venuti a tirare fuori; perché ci hanno lasciato morire come topi, io e tutti gli altri. Dov’era allora quell’impegno che sta mettendo oggi nella campagna elettorale? Cos’ha fatto? Perché non ci ha mandato una turbina? Questo voglio chiedergli. Ci aspettiamo l’avviso di garanzia anche per lui”. Tutto filmato e documentato.
“Il Tg3 ha trasmesso il servizio, i giornali locali hanno scritto, riportando peraltro proprio le nostre dichiarazioni rese al cronista del Tg1. Ci aspettavamo che ne desse notizia anche il telegiornale della rete ammiraglia della Rai, ma niente: il Tg1 non ha più mandato in onda nulla – accusa oggi Matrone, dopo tre giorni di inutile attesa di un servizio finito nel cassetto -: tutto censurato, oscurato. Una vergogna nazionale, un atto gravissimo che il sevizio pubblico metta a tacere la legittima protesta dei familiari di 29 morti e non utilizzi un servizio che aveva già a disposizione. E’ chiaro che qualche intervento molto influente ha bloccato tutto: evidentemente D’Alfonso ha amici molto in alto. Siamo disgustati da questa informazione”.