Nel composito scenario dell’emergenza Covid19 capita di raccontare una vicenda, che forse non è la sola, che arriva da Martinsicuro e che dimostra, forse ancora una volta, che il meccanismo di controllo e screening del contagio, non è ancora perfettamente oliato. Di questioni legate ai ritardi nel tamponi, ne sono piene le cronache. Ma la cosa nel caso di specie è diversa. L’uomo, che vive a Martinsicuro, è in quarantena dallo scorso 6 di aprile dopo che la madre convivente, ha contratto il virus.
E’ finita in ospedale ad Atri dove è deceduta il giorno di Pasqua. Un epilogo luttuoso, amplificato anche dal fatto di non poter dare l’ultimo saluto alla madre.
Nel frattempo, l’uomo, 50 anni, da quando è in quarantena, ha ricevuto un paio di telefonate dalla Asl, relativamente alla verifica dei sintomi (che non ha mai manifestato) e ha richiesto a più riprese, anche attraverso il medico di famiglia, un tampone. Che in linea teorica doveva essere un passaggio quasi scontato e rapido, visto il decesso della madre convivente affetta dal virus (“anche per mia madre”, racconta, “dopo un’influenza, farla ricoverare si è rivelata un’operazione laboriosa”), ma non è stato così. I tempi si sono allungati. Soltanto ieri, quando i fatidici 14 giorni della quarantena erano già trascorsi trascorsi, la Asl ha effettuato a domicilio il tampone sull’uomo. “ Ora mi auguro di non dover attendere chissà quando tempo per sapere l’esito”, aggiunge. “ Anche perché vorrei conoscere la situazione prima di riprendere il lavoro”. Una considerazione che non è certo una semplice battuta, visto che una parente dell’uomo ha fatto due tamponi, senza riuscire a capire se fosse negativa e ora ne è stato fatto un terzo.