A farlo sapere il segretario provinciale di Teramo del Sappe, Giuseppe Pallini.
“Gli agenti di polizia penitenziaria di servizio, immediatamente accorse, le hanno strappato la busta di plastica che si era legato al collo con all’interno la bomboletta di gas aperta. Considerato l’ora in cui ha posto in essere il tentativo di suicidio e il comportamento tenuto successivamente all’intervento del medico del carcere prima e in ospedale poi, tutto lascia pensare che si sia trattato di una messinscena per cercare di essere posta in libertà – il parere di Pallini – Ad ogni modo va evidenziato la professionalità del personale di polizia penitenziaria femminile che con gran tempismo hanno evitato che una bravata si potesse trasformare in tragedia”.
E conclude: “A loro va il plauso e l’incondizionata stima della segretaria del Sappe di Teramo. Auspichiamo pertanto che il comandante Livio Recchiuti proponga per queste bravissime poliziotte il dovuto riconoscimento premiale”.
Il segretario generale del Sappe Donato Capece, aggiunge: “questa è la Polizia Penitenziaria pronta ad agire con gli altri operatori e con gli stessi detenuti, come in tale evento critico al carcere di Teramo, per tutelare la vita dei ristretti. Questa è comunità, ma nel rispetto dei difficili ruoli che ognuno viene chiamato a svolgere per la propria parte di competenza. L’ennesimo tentato suicidio di una persona detenuta, sventato in tempo dalla professionalità ed attenzione delle poliziotte, dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari. Negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 23mila tentati suicidi ed impedito che quasi 180mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze. Questo è quel che fanno tutti i giorni le donne e gli uomini del Corpo: salvare la vita ai detenuti che tentato di togliersi la vita in cella”.
Daniela Lo Russo si trova in carcere dopo la condanna in primo grado (insieme al figlio) per aver tentato di uccidere il suo secondo marito, a cui secondo sentenza vennero somministrate dosi massicce di Coumadin, farmaco che impedisce la coagulazione del sangue.