Dopo la riunione di ieri sera tra i presidenti della Camera di Commercio di Teramo e L’Aquila, Gloriano Lanciotti e Lorenzo Santilli, questa mattina Istituzioni ed associazioni teramane si sono ritrovate per ribadire il no alla fusione con L’Aquila.
“Abbiamo inoltrato una richiesta di sospensione nell’attesa che si pronunci la Corte Costituzionale – ha sottolineato il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto – Portare avanti questo progetto di fusione è grave, chiediamo che intervenga la Regione. Perché si dovrebbe fare una forzatura in un territorio già provato dal fatto di essere inserito nel cratere sismico. C’è anche un’altra strada: una deroga da parte di governo o parlamento. Non siamo la Cenerentola d’Abruzzo”. Il problema però è che ci si muove su un campo reso complicato dall’accorpamento delle due realtà deciso su base volontaria tempo fa, prima della legge di riordino. In sostanza, Teramo chiede alla Regione Abruzzo con atto politico di sospendere una decisione su cui inizialmente era stata d’accordo.
A parlare questa mattina, oltre al presidente Lanciotti, anche il presidente della Provincia, Diego Di Bonaventura: “Dobbiamo provare a mettere una pezza. Quando ero piccolo, il punto di riferimento era Teramo perché da capoluogo di provincia c’erano tante cose che adesso non ci sono più. Non so se, per perderle, siamo stati incapaci o c’era altro in quei periodi. Non voglio la fusione, non voglio che Giulianova diventi la spiaggia dell’Aquila”.
Presente anche il Rettore Dino Mastrocola, il consigliere regionale 5 Stelle, Marco Cipolletti, e altri rappresentanti di maggioranza ed opposizione, oltre a quelli delle associazioni di categoria.
E’ intervenuto per fare puntualizzazioni il presidente dell’Api Teramo, Alfonso Marcozzi, che ha sottolineato il disinteresse di molti imprenditori verso la fusione e per la conseguente perdita della sede (che sarebbe spostata a L’Aquila). “Un siparietto, tra un mese tutti si saranno dimenticati”.