In precedenza gli investigatori, che hanno eseguito un provvedimento di sequestro emesso dal gip di Ascoli, avevano denunciato a piede libero alla Procura per bancarotta tre amministratori dell’azienda e tre componenti del collegio sindacale.
Gli amministratori e soci sono indagati per distrazioni e dissipazioni di oltre 8 milioni di euro e di un abusivo ricorso al credito per 10 milioni di euro. I militari avevano monitorato una società ammessa al concordato preventivo e poi dichiarata fallita dal Tribunale di Ascoli per un aggravamento del dissesto da un deficit di 709mila a 4,5 milioni di euro del 2015. La società, per la Gdf, fungeva da “punto operativo” di una serie di altre imprese dello stesso settore operanti tra Marche, Abruzzo e Toscana, facenti capo ai tre imprenditori (amministratore e soci) della fallita. Sono sette le imprese in forte crisi economico-finanziaria dopo il default della principale ‘società operativa’ fallita, società “correlate” finite nel cerchio delle indagini.
Tra le ipotesi contestate, messe in atto quando la società versava già in evidente crisi, l’omessa contabilizzazione di rilevanti poste di bilancio, l’iscrizione di poste attive inesistenti, cospicui finanziamenti a parti correlate senza garanzie e senza attivarsi per la restituzione, prestazione di garanzie per terzi.
Tutto ciò sarebbe servito per nascondere la reale consistenza patrimoniale e finanziaria societaria in sette annualità (2008-2014), proseguendo l’attività senza i requisiti di legge. Due immobili sarebbero stati ceduti ai figli di uno degli indagati.