L’imprenditore Adamo Di Natale sotto accusa per truffa dopo la vendita del suo stabilimento balneare di Tortoreto. L’uomo non avrebbe dichiarato al compratore di avere dei debiti, anche se lui si difende: “L’acquirente non ha subito un danno“.
Chi ha visitato le spiagge della provincia teramana e ha un animo un po’ più mondano conosce sicuramente il Sayonara, uno stabilimento balneare che negli anni ha ospitato una moltitudine di turisti e di residenti alla ricerca di bel mare e divertimento. Al Sayonara è legato il nome di Adamo Di Natale, imprenditore, ex proprietario dello stabilimento, che ha deciso di venderlo nel 2018.
Ebbene, quella vendita ora non appare più un bell’affare, né per lui né per l’acquirente. Di Natale si trova sotto accusa per truffa perché avrebbe taciuto circa i debiti che lo stesso aveva contratto, e ancora non pagato, durante la gestione del Sayonara. Lui si difende dicendo che per l’acquirente non p stato comunque un danno.
Condannato Di Natale: il Sayonara era pieno di debiti
“Sono in corso trattative per la cessione alla nota famiglia Savignano che richiedono documenti e aggiustamenti ovvero di “togliere le voci che creano problemi al bilancio“. Queste parole appaiono abbastanza eloquenti circa la situazione economica in cui versava il Sayonara e il tentativo di Adamo Di Natale di nasconderla sotto al tappeto.
Le pronunciò proprio l’imprenditore che era intercettato e rappresentano una delle prove più grandi circa la truffa per cui Di Natale è stato condannato. Quello che era il suo stabilimento balneare più redditizio in realtà era pieno di debiti, mai dichiarati all’acquirente all’atto della firma nel 2018. Quest’ultimo, quindi, lo ha denunciato una volta venuti a galla questi problemi di natura finanziaria.
La difesa di Di Natale ha affermato in udienza: “L’attività era stata venduta a un prezzo ampiamente inferiore al suo valore, a causa del fatto che il ricorrente aveva contratto un debito con i Savignano di circa 300mila euro e l’attività era stata rivenduta al prezzo di 550mila, sicché non poteva dirsi che la persona offesa avesse patito un danno economico“.
Non è d’accordo la Cassazione che invece lo ha condannato: “La consistenza del debito tributario modifica in modo significativo le condizioni contrattuali e consente di ritenere manifestamente infondate le allegazioni relative alla insussistenza del danno. Né la causa della vendita è stata chiarita da Di Natale, che non ha mai fatto espresso riferimento a un rapporto usuraio sottostante“.