Una corsa contro il tempo che ha portato a commettere più di un errore, forse troppi. Perché la pista in alcuni punti è più stretta, soprattutto per quanto riguarda alcuni tratti della corsia sud, presenta anche delle buche che possono essere un pericolo per i ciclisti. L’amministrazione comunale di Roseto ha assicurato che le buche verranno rattoppate.
Ma forse era meglio rattopparle prima che venisse sistemata la segnaletica a terra. I famosi “biscotti” che delimitano la carreggiata per le auto rispetto al percorso ciclabile sarebbero a norma, come prevede il codice della strada, alti 20 centimetri. Eppure in altre località, come ad esempio San Benedetto del Tronto, il divisorio tra pista e carreggiata è più basso di almeno 5 centimetri.
I lavori di realizzazione della pista ciclabile sono incompleti. I “biscotti” mancano nel tratto di lungomare tra via della Stazione e la rotonda sud, manca anche l’innesto con il tratto che porta poi sulla pista ciclabile che attraversa la Riserva Naturale del Borsacchio. Così come bisogna ancora ultimare i lavori in via degli Acquaviva. Difficile pensare che prima di Ferragosto gli interventi possano essere ultimati.
Quindi Cologna oggi ha una pista ciclabile a “macchia di leopardo”. E pensare che il Comune di Roseto avrebbe voluto inaugurarla a fine giugno, rinviando poi il taglio del nastro ai primi di agosto. A questo punto se ne riparlerà più in là. Perché la pista è incompiuta e la ditta appaltatrice ha ancora 10 giorni di lavoro. Dopo di che scatteranno le ferie. E in 10 giorni è impensabile sperare in un miracolo. Neppure lavorando 24 ore su 24.
Secondo il vice sindaco Simone Tacchetti non si poteva fare diversamente perché altrimenti il Comune di Roseto avrebbe perso i finanziamenti per la realizzazione del progetto pista ciclabile a Roseto e a Cologna che rientra nel “Bike to Coast” promosso dalla Regione. Da aggiungere poi i ripetuti fermi della ditta appaltatrice che ha eseguito i lavori solo dopo aver ottenuto i bonifici per l’acquisto dei materiali secondo progettazione, senza anticipare un solo centesimo, non assumendosi quindi l’onere del “rischio d’impresa”.
Tutto questo spiega perché si è generata tale situazione. Fermo restando che nessuno contesta l’importanza di una pista ciclabile per rendere un territorio più vivibile e con meno auto.