E tracce di probabilmente di solventi, a ridosso dei pozzetti delle acque bianche che poi finiscono nel Salinello. Le anomalie sono state rilevate dalla guardia costiera di Giulianova (nucleo polizia ambientale), nel corso di un controllo effettuato a Campli, in un grande complesso industriale, di concerto con il personale dell’Arta del distretto di Teramo.
Prosegue l’attività di controllo dell’entroterra costiero condotta dalla Guardia Costiera di Giulianova e dell’Arta Abruzzo, finalizzata a prevenire l’inquinamento marino da illecite immissioni di elementi inquinanti nelle aste fluviali che sfociano in mare.
Il controllo è stato incentrato sulla verifica della gestione delle acque di scarico, delle emissioni in atmosfera e dei rifiuti prodotti dalla fabbrica durante il ciclo di lavorazione, per garantire il rispetto della normativa ambientale.
Dalla verifica, però, è emerso che la ditta era priva di autorizzazione allo scarico in atmosfera, necessario per la lavorazione di prodotti ad elevata potenzialità inquinante, ragione che ha fatto scattare la segnalazione all’autorità giudiziaria del titolare della società, cui sono state imposte stringenti prescrizioni asseverate dall’ARTA, necessarie per poter continuare la regolare attività produttiva.
Sempre nel corso dell’accertamento, i militari della Guardia Costiera hanno eseguito campionamenti delle acque rinvenute all’interno dei pozzetti di captazione dell’acqua di prima pioggia, a loro volta collegati alla rete di acque bianche confluente direttamente nel fiume limitrofo.
In corrispondenza dei citati pozzetti, infatti, posizionati nel piazzale scoperto utilizzato dalla ditta per lo stoccaggio e la movimentazione dei prodotti industriali lavorati, il personale ispettivo ha rinvenuto tracce residue verosimilmente di solventi che, se confermate dalle analisi eseguite da ARTA, porteranno ad aggravare la posizione della società.
Solo alcune settimane prima, sempre nella stessa zona, la Guardia Costiera aveva eseguito il sequestro, all’interno di un altro opificio, di un’intera area utilizzata per lo stoccaggio di residui di lavorazione (consistenti in solventi e vernici altamente tossiche, esposte alle intemperie ed al conseguente rischio di dispersione diretta sul suolo circostante), a poche decine di metri dalle sponde del Salinello.