Teramo. Raccontare il dolore di una madre, di una moglie e di due giovanissime figlie, è impresa ardua. Un dolore per lunghi tratti composto, sommesso, ma non per questo meno forte. Un dolore che poi scoppia. E davanti ad una madre che chiede di continuo “Oh Dio, perché?” abbracciando la bara del figlio, nessuna risposta sarà mai abbastanza.
Un genitore non dovrebbe mai seppellire il proprio figlio. E’ contronatura. Né due giovanissime ragazze dovrebbero dire addio al loro papà così presto. Oggi però Mariella, Eva e Gaia non erano sole nel penultimo viaggio di Pino Sabbatini. L’ultimo, la guida alpina, lo compirà di nuovo verso quella montagna che domenica se l’è portato via, per colpa di una slavina. Pino sarà cremato e le sue ceneri sparse nei prossimi giorni sul Gran Sasso. Come lui avrebbe voluto.
Non voleva andare, Pino. Quel giorno voleva rimanere con la sua famiglia. Poi è arrivato David (Remigio, l’altra vittima della slavina killer) e sono partiti insieme verso il Corno Piccolo. Ed oggi Teramo e circa mille persone, si sono stretti intorno ad una famiglia che ha perso un uomo sempre sorridente, che solo con gli occhi sapeva trasmettere l’amore per la montagna.
“Abbiamo perso un angelo delle cime – ha detto Padre Natale, Rettore del Santuario di San Gabriele che ha officiato la messa funebre insieme a Don Aldino – Questa è una morte a cui è difficile trovare spiegazione. Oggi la vita ci ricorda che siamo poca cosa perdendo un uomo di 51 anni che ha vissuto pienamente i suoi giorni. Era sempre pronto ad alzarsi, anche a mezzanotte, per soccorrere gli altri. La montagna ha perso una punta di diamante, ma nessuno dimenticherà il bene che ha fatto”.
Oggi c’erano il Soccorso Alpino, i Vigili del Fuoco, il Corpo Forestale dello Stato… anche il sindaco Maurizio Brucchi. Tutti uniti per dire “ciao, Pino”.