Notaresco. Tutti licenziati i 52 operai dell’ex Sogesa, un tempo il braccio operativo del Cirsu, il consorzio intercomunale per i rifiuti solidi urbani.
Ieri sono arrivate le ultime lettere anche a quegli operai che non l’avevano ancora ricevuta ma che sapevano già che il loro destino era segnato. Per molti di loro scatterà l’opportunità degli ammortizzatori sociali, come la mobilità. Altri, invece, non potranno beneficiare più di alcun sostegno economico.
La fine della…fine per quella fetta di lavoratori che avrebbe dovuto essere gradualmente riassorbita nel ciclo produttivo dei rifiuti. E invece nulla. Una situazione per certi aspetti drammatica perché ci sono operai che per poco non potranno andare in pensione e vivono la difficoltà di trovare una nuova occupazione.
In questi giorni alcuni di loro, come ad esempio Mimmo Daniele, che per anni è stato uno dei rappresentanti sindacali unitari, hanno sperato che quella lettera di licenziamento non venisse mai spedita dal curatore fallimentare della Sogesa, Angiolino Di Francesco.
Nel giugno del 2012 Sogesa, società con capitale pubblico, è stata fatta fallire. Stessa sorte ha rischiato di fare il Cirsu dopo che l’ex socio privato, Aia del Gruppo Di Zio, ha presentato una richiesta al tribunale di Teramo chiedendo il fallimento del Consorzio, di cui fanno parte i Comuni di Giulianova, Roseto, Notaresco, Mosciano, Bellante e Morro D’Oro.
Il Gruppo Di Zio vanta un credito di 2milioni e 250mila euro che l’attuale Consiglio di Amministrazione del Cirsu, presieduto da Angelo Di Matteo, però non vuole pagare, perché ritiene che le responsabilità sarebbero da attribuire alle precedenti gestioni e non a quella attuale.
I soldi, con la gestione da parte del CSA dell’Aquila di una parte degli impianti di Grasciano, sarebbero già entrati nelle casse del Cirsu che quindi avrebbe la disponibilità economica per far fronte al debito. Ma siccome è stata chiesta una verifica sul debito stesso da parte del CdA del Cirsu, le somme non verranno al momento versate ad Aia, sino a quando non ci sarà il pronunciamento di un giudice. E in tutto questo, a farne le spese, sono stati gli operai che in questi giorni hanno ricevuto le lettere di licenziamento.
Lino Nazionale