Il 22 giugno il soldato giuliese arrivò al fronte ed inquadrato nel 205° reggimento fanteria, Brigata Lambro, costituita nell’aprile 1916 con i reparti disciolti del 7° e 67° reggimento fanteria e il 16 luglio viene spostato nel 206° reggimento fanteria, sempre della Brigata Lambro. Michele Angeloni, nella XI° battaglia dell’Isonzo, partecipa alla conquista di quota 200 di Monte San Marco nel goriziano – Regione Friuli Venezia Giulia, durante i violenti scontri e nonostante l’avanzata con la conquista di alcune posizioni, Angeloni cadrà prigioniero il 19 agosto 1917 ed il giorno successivo viene deportato in un campo di concentramento tedesco.
I campi erano gestiti da 25 distretti di Corpo d’Armata, così come era suddivisa l’allora Germania. Il povero Angeloni fu portato in un Kriegsgefangenenlager, così si chiamavano i campi, con acronimo KGFL, per soli soldati semplici e sottufficiali e denominati campi di unità, Mannschaftslager. Il 25 gennaio 1919, cioè dopo 17 mesi di prigionia, viene liberato dai tedeschi dopo l’armistizio di Villa Giusti a Padova il 3 novembre fra l’Impero austro-ungarico e l’Italia.
Il povero soldato giuliese invece di rientrare in Italia finisce per una sorta di disguidi, nell’Ospedale marittimo militare della città portuale di Cherbourg, nella regione francese (nord) della Bassa Normandia del dipartimento della Manica, il 25 gennaio 1919. Pensate che questo porto francese è stato teatro di molti fatti storici: attracco la nave con le spoglie di Napoleone Bonaparte, dopo l’esilio di Sant’Elena; nel 1912 fu il secondo scalo del Titanic prima della tragedia; nel 1944 la città fu teatro di guerra tra gli alleati e i tedeschi nella famosa operazione “Overlord” come avamposto dopo gli sbarchi degli angloamericani. La battaglia è stata ben rappresentata nel film del 1998 “Salvate il soldato Ryan” del regista americano Steven Spielberg (premio Oscar per la miglior regia).
Purtroppo, il soldato giuliese, prese l’influenza spagnola che lo porterà il 4 febbraio 1919 alla morte. Fu sepolto temporalmente a Cherbourg. Successivamente, dopo la fine del conflitto, fu traslato nel cimitero militare italiano di Bligny, dipartimento della Marna, nord-est della Francia. Oggi la sua tomba si trova nel riquadro 6, fila R, tomba 20. E’ il più grande cimitero militare italiano della 1° guerra mondiale in Francia. Si estende per 3,5 ettari con 3453 soldati sepolti.
Solo il 15 luglio 1924, il messo comunale, il ragioniere Raffaele Silvestri, delegato dal Regio Commissario prefettizio, Ermanno Colucci, riceverà la nota dalla Repubblica francese tramite traduzione del Ministero della Guerra italiano, dell’avvenuto decesso del soldato giuliese a firma dell’ufficiale di 1° classe, Edoardo Ledeutu.
Oggi il suo nome è inserito nell’Albo d’Oro dei caduti Abruzzo e Molise ma non è mai stato ufficialmente riconosciuto nelle ricerche e negli studi successivi. Il giornalista e ricercato Walter De Berdardinis ha compensato questa lacuna nel suo libro ‘Quando c’era la guerra’, ricordando che il nome di Angeloni non campeggia neanche sulla lapide posta sul lato est del Duomo di San Flaviano a Giulianova Paese. “Essendo sepolto fuori i confini nazionali, il Ministero della difesa, previa richiesta, può traslare i resti del nostro concittadino naturalmente sostenendo le spese”, precisa il giornalista giuliese.