Il Questore Amalia Di Ruocco, sabato, durante il discorso della Festa, aveva parlato dell’ultimo Questore di Fiume come testimone di coraggio e innovazione. Il funzionario di Polizia addirittura potrebbe essere ritenuto profeta se già nel 1937 per punizione fu trasferito da Genova a Fiume perché tra l’altro voleva una Polizia in mezzo alla gente e meno burocratica.
Ieri sera, nel 103° anniversario della nascita, nel duomo di Teramo, ospite del Vescovo e della Questura, ha parlato di questa storia, padre Franco Stano, postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Palatucci che ha messo a repentaglio la propria vita, perché credeva che al di là e al di sopra di un proprio progetto personale c’era un progetto di una umanità libera da salvaguardare, o almeno da sognare, e per la quale comunque impegnarsi e battersi perché non si può, non si potrebbe essere felici da soli.
La causa di beatificazione ha finora privilegiato il martirio per essere morto nel campo di concentramento di Dachau ma si fa ugualmente attenzione alle virtù eroiche che il nostro servo di Dio ebbe tutte: la fede, coltivata in una famiglia profondamente credente e praticante; la speranza, perché Giovanni immaginò un futuro nuovo nel quale fosse dato a quanti allora subivano ingiustizie ed oppressione una patria libera; la carità, dimostrata preferendo servire la vita altrui piuttosto che i suoi progetti personali. Non gli mancarono neppure la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza.
Mons. Michele Seccia ha concluso la Santa Messa scusandosi con i presenti per non aver potuto partecipare per i numerosi impegni pastorali alla Festa di sabato ed ha espresso la sua gioia per averla vissuta insieme a noi nell’Eucarestia in ricordo di Palatucci. Ha formulato, dopo i ringraziamenti per l’attività svolta, gli auguri affinchè sentendosi parte del Corpo di Cristo e sull’esempio di Palatucci, il nostro lavoro possa essere vissuto come servizio per la società e l’umanità volto alla realizzazione del Bene Comune.