Nella nota della questura si legge che “in occasione del citato ultimo incontro, alcuni ultrà, riconosciuti ed identificati attraverso le telecamere a circuito chiuso, tentavano di introdurre uno striscione non autorizzato perché privo di carattere sportivo”.
“Lo striscione contestato” replicano i diffidati “esprimeva semplicemente un pensiero di solidarietà e vicinanza ad un fratello di curva attualmente sottoposto ad arresti domiciliari. Ricordiamo alla questura che prima di ogni incontro del Teramo ci viene incessantemente rammentato che ‘è fatto divieto, negli impianti sportivi, l’introduzione o l’esposizione di striscioni e cartelli che incitino alla violenza, alla discriminazione razziale o territoriale’. A questo aggiungiamo che la Corte di Cassazione, con sentenza n. 29581/2003, ha precisato che ciò ‘deve consistere in una specifica istigazione alla violenza nelle forme dell’incitamento, inneggiamento e induzione alla violenza, e non, invece, in forme di induzione indiretta alla violenza e ciò al fine di non limitare al di là del necessario il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero’. Preso atto che lo striscione non rientrava in nessuno dei casi sopra citati, perché il funzionario ne ha vietato l’ingresso? In quale modo lo striscione non garantiva il normale svolgimento della manifestazione sportiva?”
Nel comunicato, inoltre, si dice che i ragazzi diffidati, “nel tentativo d’introdurre lo striscione accerchiavano ed aggredivano un carabiniere che riportava anche lesioni, lanciavano oggetti contro altri militari. Sono stati, pertanto, anche denunciati per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e lancio di oggetti”.
“Tutto questo tre ragazzi contro venti carabinieri?” si chiedono ancora gli ultras. “E chi sarebbero questi tre ragazzi, supereroi dei fumetti?”
La questura, infine, ricorda che gli altri due ragazzi sono stati diffidati per “indebito superamento delle recinzioni del settore, come prevede la legislazione vigente”.
“E’ vero” ribattono “la legislazione vieta l’ingresso all’interno del campo, ma i ragazzi sono scesi dalla recinzione, senza peraltro superare la linea di fondo campo, ed avevano l’unico scopo di abbracciare i giocatori venuti sotto al settore a festeggiare. Il loro non era quindi un atteggiamento atto a ‘minacciare l’ordine e la sicurezza pubblica’. Allora chiediamo alla locale questura così scrupolosa nell’applicazione della normativa vigente se, a questo punto, siano a rischio diffida tutti coloro che dovessero eventualmente partecipare ad una pacifica invasione di massa per festeggiare la vittoria di un campionato? A queste domande, se ne aggiungono tante altre che ci siamo posti nel corso degli anni ed a tutte, purtroppo, siamo riusciti a dare una sola risposta: repressione. Una repressione illegittima, che trova ogni forma di stratagemma per zittire un libero pensiero, che non disprezza anche l’utilizzo di tecniche provocatorie studiate a tavolino. Tutto ciò, non fa che rafforzare in noi l’idea di essere nel giusto, la convinzione che la strada che stiamo percorrendo è quella giusta, che paghiamo non per quello che facciamo o che ci addebitano di fare, ma per quello che pensiamo. Continueremo a vivere come sempre da uomini liberi, lontani dagli schemi preconfezionati che qualcuno vuole imporci e che non hanno nulla a che vedere con fantomatiche crociate contro la ‘violenza’, ma il solo scopo di impedirci di vivere con i sani Valori che da sempre ci contraddistinguono”.