Una brutta sorpresa per i quattro laureati che erano risultati vincitori del concorso di ammissione al dottorato, due delle quali con borse di studio messe a disposizione della fondazione Tercas e della Regione Abruzzo (quest’ultima tramite il Fondo Sociale Europeo), che ora dovranno ripetere le prove, insieme a tutti i candidati, il 29 febbraio prossimo.
Motivo dell’annullamento, l’errata valutazione delle prove scritte da parte della commissione, che ha ammesso agli orali candidati che non avevano raggiunto il voto minimo di 40/60 (come previsto dal bando di concorso), ritenendo, incredibilmente, sufficiente il voto minimo di 30/60.
Tale incongruenza, originariamente, è passata sotto silenzio, tant’è che sul sito dell’ateneo sono stati pubblicate le relative graduatorie e i vincitori hanno provveduto anche a regolarizzare le iscrizioni e a prendere accordi per l’inizio delle attività didattiche. Ma un successivo controllo, derivante probabilmente da un esposto, ha messo in luce le irregolarità ed il Rettore ha ritenuto di dover annullare tutte le prove stabilendo una nuova data per la ripetizione delle stesse.
Si preannunciano ricorsi sia dai vincitori, che si vedono così costretti a ripetere le prove, che da coloro che avevano superato le prove scritte con voti superiori a quello minimo previsto dal bando. Sembra che qualcuno abbia già chiesto al Rettore, in autotutela, di riformulare le graduatorie tenendo conto dei voti delle precedenti prove senza ripetere gli esami, pena richiesta di risarcimenti danni e ricorsi al Tar o al Presidente della Repubblica.
Resta il fatto, comunque vadano le cose, che le date delle nuove prove sono state già fissate e che i disagi per gli studenti derivano da un’incredibile svista della commissione esaminatrice che, evidentemente, non aveva letto il bando di concorso che, tra l’altro, stabilisce gli stessi punteggi minimi per l’ammissione agli orali almeno da dieci anni.
La ripetizione delle prove comporterà un ritardo dell’attività di ricerca che, giova ricordare, è finanziata dalla fondazione Tercas con fondi propri e dalla Regione Abruzzo con fondi europei; e i probabili ricorsi potranno ritardare ulteriormente le attività didattiche, se non paralizzarle del tutto. Un bel pasticcio per un ateneo, quale quello teramano, che soffre più di altri di calo di immatricolazioni e disaffezione da parte degli studenti, e che con questa “gaffe” rischia di perdere di credibilità in un dottorato, tra l’altro, di valenza internazionale, visto che è stato organizzato unitamente all’Università croata di Zara.