“Questo significa condannarli a morte certa” si legge nella nota pubblicata sul social network Facebook. “Diciotto cani vissuti da sempre in canile, che hanno sempre avuto da mangiare e riparo non hanno la capacità di procacciarsi il cibo e saranno buttati in qualche campagna a morire di fame. E’ sempre la solita storia: per loro non ci sono mai soldi. Sono 18 morti in lista d’attesa. Il sindaco deve dirci dove intende mettere i cani e da chi saranno accuditi. Per legge deve prendersi cura dei cani e ogni Comune deve avere un canile, se questo non c’è deve ricoverare i cani nei canile circostanti. Credete che se non vogliono pagare 2.11 euro + iva al giorno penseranno al loro mantenimento in quartiere?”.
Da qui l’appello a “inondare” letteralmente il primo cittadino di mail, cariche di “indignazione” e nelle quali viene chiesto il ritiro dell’ordinanza, “a nome del popolo animalista”, con un appello al Mario Di Pietro “uomo”, prima che “sindaco”.
Non solo. Cittadini e amanti degli animali hanno “assediato” la bacheca Facebook del primo cittadino, il quale ha risposto dicendosi “amareggiato” dalla questione. “Mi piacerebbe che ci mi accusa mi desse la possibilità del contraddittorio magari parlandone di persona. L’ordinanza è stata fatta su istruzione dei tecnici comunali e se si reputa infondata o inopportuna sono disponibile a sospenderla. Certo è che la gabbia non mi sembra la soluzione ideale per chi ha l’istinto di libertà come i nostri cari amici cani. Mi piacerebbe davvero trovare la soluzione più opportuna anche con l’aiuto dei rappresentanti della Lega del cane di Bellante con la quale per altro abbiamo instaurato una fattiva collaborazione”.
Intanto sul Comune non c’è più traccia dell’ordinanza in questione. Che la protesta forte e sentita abbia sortito i suoi effetti? Pare di si: il sindaco, infatti, avrebbe revocato l’ordinanza.