I terremoti, la necessità di una corretta prevenzione, la voglia di ricostruire e soprattutto di mettere in sicurezza il patrimonio immobiliare esistente nei luoghi ad alto rischio sismico. Sono stati questi i temi affrontati in occasione del dibattito organizzato dall’associazione Il Punto di Roseto, guidata dal presidente Vanessa Quaranta.
Una sala gremita di amministratori, tecnici e semplici cittadini che ne volevano sapere di più sul fenomeno sismico in atto ormai da tempo nel centro Italia. E c’erano tecnici qualificati per parlarne, come gli ingegneri Claudio Di Luzio e Cristiano Cera che hanno affrontato il tema sotto l’aspetto squisitamente logistico. C’era anche il ricercatore Giampaolo Giuliani che studia il radon, un gas che aumenta di intensità nell’imminenza di un evento sismico.
E proprio Giuliani ha spiegato l’evoluzione di un terremoto e la ripetizione ciclica con cui si manifesta in una determinata zona. “In un territorio a rischio sismico possiamo avere un terremoto che si “addormenta”, dice Giuliani, “se vi è un silenzio sismico superiore a 10 anni, in quei luoghi a rischio possiamo avere un evento di massima intensità per quei luoghi. Questo non lo dico io, ma lo dice la scienza, lo dicono i dati statistici”.
Durante gli interventi di Di Luzio e Cera sono emersi aspetti curiosi. Ad esempio finora costruire nuovi edifici rendeva di più che ristrutturarli, e certe ricerche legate alla necessità di interventi per strutture antisismiche rimanevano nei cassetti.
Inoltre la crisi economica ha modificato lo scenario: l’invenduto in edilizia è tale da indurre un ripensamento di quel modello. Ripensamento necessario anche alla luce del quadro demografico italiano, specie nei paesi dell’interno che poi sono quelli più colpiti dai terremoti.
I cui effetti si innestano su uno spopolamento evidente. I giovani tra la casa ed il lavoro sono quasi sempre costretti a scegliere il lavoro e quindi a spostarsi se in quelle aree il lavoro manca. La tecnologia edilizia attuale consente un alto grado di recupero ed adeguamento sismico. Anche rispettando le risorse naturali. Con costi che il più delle volte non superano i 600-800 euro al metro quadrato.