Tant’è che alcuni tralicci dell’Enel sono praticamente ormai a meno di 5 metri dal nuovo letto del fiume. L’argine nord di fatto non esiste più. E il proprietario dei terreni agricoli limitrofi ha già perso il 20 per cento delle aree.
Ma c’è anche un altro aspetto, ancor più grave. L’erosione continua a portare alla luce una vecchia discarica, dismessa già da una trentina di anni e realizzata negli anni ’70. Parte dei rifiuti è già stata scaricata in mare l’inverno scorso.
La preoccupazione di tutti è che una piena improvvisa, e di questi tempi con le piogge che assumono sempre più carattere torrenziale, possa spazzare via del tutto quell’impianto di smaltimento, fatto censire dal Comune di Roseto e che risulterebbe esistente anche sulle carte regionali circa la presenza di vecchie discariche a ridosso dei corsi d’acqua abruzzesi.
Non è la prima volta che Roseto si trova ad affrontare un simile problema. Era già accaduto qualche tempo fa con la vecchia discarica di Coste Lanciano, a ridosso del fiume Tordino. Tre piene, nel novembre 2009, nel marzo del 2011 e poi a dicembre 2013 spazzarono via più del 50 per cento dell’area di risulta, scaricando in mare tonnellate di pattume, soprattutto plastica.
Problema risolto successivamente con la sistemazione di massi ciclopici a protezione dell’argine e della vecchia discarica. Esiste una relazione fatta da alcuni geologi i quali confermano che bisogna trovare in fretta una soluzione anche per la zona di Piane Vomano.
Altrimenti già con il prossimo inverno la situazione potrebbe degenerare irrimediabilmente. Il rischio ambientale è enorme, visto che quella discarica rappresenta una vera e propria bomba ecologica.