Il provvedimento è stato votato dalla maggioranza del Consiglio, con l’astensione del Pd e i voti contrari di Sinistra Ecologia e Libertà e Italia dei Valori. Anche sulla base del parere tecnico-scientifico fornito dall’Istituto Zooprofilattico Abruzzo e Molise, la modifica prevede la ridefinizione dell’attuale zona D con l’individuazione di un tratto di 7 chilometri, da 500 metri a 1 miglio marino dalla costa, dove si potrebbe praticare la pesca delle vongole.
“La determinazione” ha spiegato l’assessore Francesco Marconi “è stata assunta in seguito alle richieste del Consorzio dei Vongolari, condivise anche dalla Regione e dal Cda dell’area marina, ma sulla base del parere tecnico-scientifico dell’Istituto Zooprofilattico. L’istituto, fra le altre cose, sottolinea che l’assenza di una Zona A a tutela integrale, in genere vero cuore delle aree protette, presuppone che all’interno della Torre di Cerrano non sia stata identificata alcuna peculiarità naturalistica tale da giustificare esclusivamente lo svolgimento di attività di servizio e di ricerca scientifica. La proposta di creare un’ area di ripopolamento per le vongole, si legge sempre nel parere, non preclude l’azione delle turbosoffianti che, successivamente, dovrebbero trasportare novellame per spargerlo in aree depauperate”.
Da ricordare, inoltre, che il Cogevo Abruzzo sta effettuando una gestione sostenibile della risorsa ittica, mediante rotazione delle zone di pesca, riduzione del numero giornaliero dei sacchi, utilizzo di periodi di fermo-pesca superiori per la durata a quelli previsti dalle norme vigenti.
A questo proposito, ha sottolineato l’assessore Francesco Marconi, il Cogevo, in una nota ufficiale inviata a tutti gli enti componenti il Consorzio di gestione del Cerrano, si è impegnato a “sperimentare ed eventualmente adottare un attrezzo più selettivo nei confronti del novellame e a circoscrivere il numero delle imbarcazioni che possono pescare nella zona D”.