Su questi fondali, a meno di 2 miglia dalla costa, ad una profondità di appena 9 metri, giace un’imbarcazione che avrebbe all’incirca 300, forse 400 anni. Sembra un galeone, di quelli con alberi maestosi che solcavano i mari caraibici agli inizi del XVIII secolo. A fare la scoperta è stato Walter Squeo, segretario regionale di Federpesca Abruzzo e vice presidente del Cogevo, il consorzio di gestione delle vongolare.
Due giorni fa, subito dopo l’ultima mareggiata, era tornato in mare a salpare i cestini per la pesca delle lumachine. “All’interno di uno dei cestini”, ha raccontato Squeo, “ho trovato una strana bottiglia contenente ancora del liquido, apparentemente vino. Inoltre in quel punto l’acqua era così limpida che si riusciva a vedere il fondale, nonostante il moto ondoso dei giorni precedenti. Io ho avuto l’impressione che ci fosse uno scafo adagiato su un fianco con un grosso albero al centro”.
Rientrato in porto Squeo ha avvertito il sindaco Francesco Mastromauro e la Capitaneria di Porto. Esattamente due ore dopo, il nucleo sommozzatori della Croce Rossa (era l’unico resosi immediatamente disponibile per una ricognizione) guidato da Fabrizio Ferrante, ha eseguito un’ispezione durata circa 50 minuti.
Sono state scattate delle foto. Ma la cosa sorprendente è che si notano dei cannoncini, delle strane anfore e soprattutto potrebbe esserci un forziere contenente monete antiche che potrebbero valere milioni e milioni di euro. E’ stato possibile anche fotografare, con uno strumento ad alta risoluzione, quello che sembra essere un soldo d’oro, forse un doblone.
La notizia doveva essere mantenuta segreta sino agli inizi della prossima settimana quando un nucleo di valutazione composto da esperti archeologici subacquei e Soprintendenza avrebbe raggiunto Giulianova per istituire subito un tavolo tecnico su cosa fare. Oggi inoltre avrebbero dovuto essere eseguite altre due immersioni, anche per circoscrivere il perimetro del ritrovamento e impedire la posa di qualsiasi strumento da pesca o l’avvicinarsi di imbarcazioni non autorizzate. Ma la nebbia e la mareggiata hanno impedito.
C’è poi l’aspetto legato al fatto che qualcuno ha parlato prima. “Io ho solo riferito la cosa alle autorità e al sindaco Mastromauro”, ha aggiunto Squeo, “e a nessun’altra persona”. Il primo cittadino giuliese non sta nella pelle. “Si tratta di una scoperta che ha dell’incredibile, se confermata”, ha commentato Mastromauro, “valuteremo l’ipotesi di creare un museo subacqueo in quel punto. Chiaro che i tesori dovranno essere recuperati. E credo che al Comune di Giulianova spetti anche una parte del valore. Mi hanno riferito che sotto uno strato di mezzo metro di sabbia e fango potrebbe trovarsi persino un forziere contenente pietre preziose e monete in oro. Il valore? Per adesso inestimabile. Ma potremmo superare i 30milioni di euro”.
C’è un aspetto però che Mastromauro non tiene al momento in considerazione. Lo scafo è adagiato, secondo le coordinate fornite da Squeo e dai rilievi del nucleo sommozzatori con il sistema Gps, tra Giulianova (lato di poppa) e Cologna Spiaggia (lato di prua), quindi nel territorio comunale di Roseto. Il sindaco Enio Pavone questa mattina sarà informato dalle autorità. E’ chiaro che potrebbe aprirsi un contenzioso. Ma non spetterà né a Mastromauro, né a Pavone prendere decisioni. Bensì alla Soprintendenza del Mare ai Beni Archeologici Subacquei. Intanto, fissata per il 9 aprile, tempo permettendo, la nuova ricognizione. Previsto nel frattempo un pattugliamento costante di motovedette ed unità elicotteriste.