La tecnologia moderna può avere mille funzioni, anche quella di rappresentare un elemento decisivo in una causa di lavoro ed annullare, dopo un anno e mezzo, un licenziamento (che il giudice bolla come illegittimo) e di reintegrare il lavoratore in azienda, con il versamento di tutti gli arretrati.
La vicenda ha visto protagonisti un magazziniere di Martinsicuro, P.F. di 41 anni, in servizio fino al giugno del 2014 in un’azienda di corrieri nelle Marche, a Monteprandone. Un anno e mezzo fa il martinsicurese, di fronte ad alcuni addebiti (per l’azienda si sarebbe appropriato di un cellulare dell’azienda) era stato licenziato per “giusta causa”. Provvedimento che però è stato impugnato dall’avvocato Francesco Antonini.
E quelle stesse immagini, però, portate come elemento di prova in sede di causa del lavoro, hanno ribaltato i termini della questione. Lo scorso 29 di dicembre, infatti, il giudice del tribunale del lavoro di Ascoli, Tiziana D’Ecclesia, ha accolto in toto il ricorso del lavoratore, per l’assoluta mancanza (si legge nel dispositivo) di prova e dunque l’assoluta insussistenza ed infondatezza delle contestazioni disciplinari alla base del licenziamento. “ La ripetuta visione delle immagini” sottolinea Francesco Antonini, “ ha consentito di accertare la correttezza della condotta posta in essere dal lavoratore, ed il suo regolare svolgimento delle mansioni che gli erano state attribuite, e dunque l’impossibilità di attribuire al dipendente la benché minima violazione del rapporto di fiducia”. Tutte valutazioni che in sede di giudizio hanno favorito la decisione del giudice che ha annullato il licenziamento e in virtù della cosiddetta “Legge Fornero” ha stabilito l’immediata reintegra nel luogo di lavoro e al pagamento dell’indennità risarcitoria dal giorno del licenziamento a quello della sentenza, con tutti gli annessi.