Si tratta dell’ex convivente della vittima, con la quale Bisceglia era comunque rimasto in contatto. I due erano, infatti, legati da uno strano rapporto: l’uomo, che forniva alla donna il metadone e gli stupefacenti di cui faceva abitualmente uso, la maltrattava di frequente, arrivando anche a malmenarla. Dal canto suo, Adele Mazza forniva a Bisceglia e alla sua attuale convivente del denaro, che la donna sottraeva con raggiri a persone anziane alle quali forniva anche prestazioni sessuali.
L’omicidio sarebbe maturato a seguito di uno dei frequenti litigi della coppia, probabilmente dovuto alla cessione di denaro da parte della vittima per l’acquisto di sostanze stupefacenti. Il capitano dei carabinieri di Teramo, Nazario Giuliani, esclude, quindi, la premeditazione: lo strangolamento, infatti, sarebbe stato un atto d’impulso a cui è seguito il sezionamento del corpo per agevolare, con buone probabilità, il trasporto del cadavere.
Il cadavere è stato trasportato a mano: escluso, dunque, ogni collegamento dell’omicidio con il furto avvenuto qualche giorno prima di un furgone bianco, il Renault Kangoo più volte visto nel luogo del ritrovamento.
I sospetti si erano concentrati sull’uomo fin dal giorno del ritrovamento del cadavere della vittima, avvenuto il 5 aprile alle ore 20,00 da una donna che passeggiava con il proprio cane lungo via Franchi. I primi sopralluoghi hanno, infatti, permesso il ritrovamento di alcuni oggetti sui quali sono state rinvenute tracce di sangue maschile ed impronte digitali che, comparate a quelle già in possesso dei carabinieri, hanno delineato subito il profilo genetico dell’assassino. Dalle ispezioni cadaveriche, inoltre, si è potuto costatare che Adele Mazza era viva almeno fino alle ore 10,30 del 5 aprile. Il delitto si è, pertanto, consumato nello stesso giorno del ritrovamento. Smentite, inoltre, le voci che volevano sottosopra l’appartamento della donna: nessun rapimento, infatti, in quanto l’abitazione di Adele Mazza risultava perfettamente in ordine. Unico elemento sospetto il televisore acceso, che comunque la donna era solita lasciare tale ogni volta che usciva di casa. Con ogni probabilità era un modo per depistare chiunque credesse che non era in casa.
Assoluta certezza, infine, per quanto riguarda le armi del delitto. Il capitano Giuliani ha, infatti, assicurato che si tratta di due arnesi: più in particolare, un’arma a taglio diretto ed una sega, determinante per spezzare le ossa della vittima.
Tania Di Simone