Un impianto che gli ultras teramani vogliono difendere con tutte le loro forze da quella classe politica che definiscono “parassitaria ed autoreferenziale, che vorrebbe portare avanti progetti speculativi ad appannaggio dei soliti noti, sfruttando ed usurpando le risorse di tutti”.
Dopo l’irruzione in consiglio comunale, lo scorso 14 gennaio, “la risposta di chi governa questa città è stata ancora una volta sorda verso qualsiasi apertura ad un confronto serio e ragionevole sulle sorti dello Stadio Comunale, ad un dibattito pubblico, al quale il sindaco non ha voluto saperne di aderire e dal quale sono stati eliminati a priori tutti coloro che avrebbero potuto avere interesse a parteciparvi, liberi cittadini, associazioni e società sportive. Il sindaco ha rifiutato qualsiasi possibilità di concertazione democratica arrogandosi il diritto finale di decidere per tutti e tirare dritto per la sua strada in virtù, secondo lui, dei risultati elettorali conseguiti dal suo schieramento negando persino l’idea di indire un referendum popolare per capire qual è la volontà vera dei cittadini su questo tema”.
E, a proposito di arroganza, i ragazzi della est respingono le accuse a loro rivolte, sostenendo che “il vero atteggiamento di chiusura proviene proprio da chi gestisce il potere”.
Gli ultras precisano che l’unico progetto adeguato per quell’area è la riqualificazione stessa dell’impianto, l’unico modo in grado di salvaguardare la sua vocazione sportiva, da cui potrebbero trarre giovamento le tante società presenti sul territorio.
Senza dimenticare l’uso sociale e ricreativo che il Comunale potrebbe ricoprire con l’organizzazione di eventi, concerti e manifestazioni di vario genere, come spazio verde attrezzato per il tempo libero, come “polmone verde” del centro storico a disposizione della cittadinanza.
“Ma tali ultime proposte vicine alle vere necessità di tanti cittadini non vogliono essere prese seriamente in considerazione, perché lontane dalla logica dell’abbattere per speculare. La storia di una città la fanno i suoi abitanti, e non certo chi, chiamato a rappresentarla, si disinteressa della volontà manifestata da tanti cittadini rispondendo con progetti poco chiari, inutili e che, lo ribadiamo, con l’interesse collettivo hanno ben poco a che fare. Siamo convinti che questa causa non è persa, soprattutto se consideriamo che è in ballo il destino di un simbolo storico ed una risorsa della città.
Marina Serra