La battaglia di Teramo Vivi Città sembra, in realtà, partire da lontano, quando, nel 2007, proprio l’associazione chiese all’ex sindaco Gianni Chiodi di dar vita ad un referendum. L’obiettivo, secondo Olivieri, era quello di utilizzare lo strumento in questione per conoscere cosa pensassero realmente i teramani in merito ad alcuni grandi progetti in programma. Più in particolare, si chiedeva il referendum per le opere riguardanti l’Ipogeo, l’interramento della stazione ferroviaria e, appunto, l’abbattimento del vecchio stadio.
“Teramo Vivi Città” sottolinea, infatti, Olivieri “ritiene giusto e democratico che, per cambiamenti radicali della storia di una città, i residenti debbano poter dire la loro, perché un sindaco passa, ma le opere sbagliate restano e Teramo ha un “esempio-scempio” come l’abbattimento del vecchio teatro per dare spazio all’ex Standa”.
Oltre al referendum, già nel 2007 l’associazione avrebbe anche proposto il recupero del vecchio stadio comunale, nella convinzione che l’area potesse essere ristrutturata assieme all’adiacente Casa dello Sport e divenire, così, un punto di riferimento per i giovani teramani.
“La nostra proposta fu condivisa da molti” ricorda ancora Olivieri. “Purtroppo, però, Chiodi rispose più o meno come Maurizio Brucchi oggi, ovvero che “la maggioranza degli elettori ha scelto il mio programma”. Ma, in realtà, quanti sono gli elettori che hanno votato conoscendo il programma di Chiodi o di Brucchi? La risposta viene spontanea: pochi votano conoscendo tutto il programma di un sindaco”.
Finita l’era dei referendum, Teramo Vivi Città ritiene che ad oggi l’abbattimento del vecchio stadio “non sia del tutto scontato”. L’associazione rende, pertanto, noto che questa mattina avrebbe incaricato l’avvocato Elvio Fortuna di acquisire tutta la documentazione dell’iter progettuale del nuovo teatro, al fine di presentare un eventuale ricorso nelle sedi preposte.