Spoltore, l’orrore digitale in aula: preside denuncia la “chat porno”

Nell’istituto di Spoltore (Pescara) si stava diffondendo un virus digitale terribile tra i giovani: l’iniziativa del preside per cercare di arginarlo

Un’ombra viscida e inquietante si è allungata sulle aule di Spoltore, insidiandosi nei telefonini di giovanissimi studenti di elementari e medie. Una “chat a luci rosse” che non è solo una deriva adolescenziale, ma un vero e proprio abisso digitale, carico di contenuti spinti, violenti e, la parola gela, pedopornografici.

Bambini con il telefono
Spoltore, l’orrore digitale in aula: preside denuncia la “chat porno” – Abruzzo.cityrumors.it

Di fronte a un simile orrore, il preside dell’istituto è entrato in azione: un atto di coraggio e responsabilità che lo ha portato dritto alla Polizia Postale per denunciare l’incubo.

Tutto è partito come un sussurro, un “tam tam” di messaggi che da alcune settimane infettava i telefonini degli alunni. Un virus subdolo, invisibile, che si propagava di smartphone in smartphone. Fortunatamente, l’occhio attento di alcuni genitori ha intercettato il pericolo.

Non un minuto di esitazione: si sono rivolti subito al dirigente scolastico, Bruno D’Anteo, innescando una reazione a catena che ha scosso l’intera istituzione. L’allarme, come un’eco minacciosa, si è esteso a tutti i docenti, e con una circolare urgente, un vero e proprio “editto” anti-orrore, sono state informate tutte le classi della scuola.

Il preside dell’istituto passa all’azione

Il preside D’Anteo ha lanciato un comando chiaro: ha chiesto ai genitori di controllare con la massima attenzione i telefonini dei loro figli. Un’esortazione a scandagliare le gallerie, a leggere i messaggi, a cacciare ogni traccia di quel “virus digitale” e assicurarsi che i propri figli non fossero stati intercettati, risucchiati in quella chat. Un’azione necessaria, vitale, per proteggere le menti più vulnerabili.

Bambini con il telefono
Il preside dell’istituto passa all’azione – Abruzzo.cityrumors.it

Le testimonianze degli studenti, con la loro ingenuità e il loro smarrimento, dipingono un quadro allarmante: il gruppo, battezzato con un nome che è già un invito al baratro, “Aggiungeteee”, è un contenitore di contenuti spinti, violenti e, la cosa più grave, pedopornografici.

Un vortice nero che attira, che invita, che spinge tutti coloro che ci sono “cascati dentro” ad aggiungere altri partecipanti. La descrizione stessa del gruppo, un vero e proprio manifesto dell’orrore, è un’esplicita esortazione a reclutare nuove vittime. Il proprietario della chat, al momento un’entità anonima, si nasconde nell’ombra del web, ma la sua azione è chiara: costruire una rete di oscenità e violenza.

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Questa mattina, il preside D’Anteo si è mosso. È andato alla Polizia Postale, depositando una denuncia formale. Un atto dovuto, ma anche un segnale forte e chiaro: la scuola non starà a guardare. La battaglia contro l’orrore digitale è appena iniziata, e la giustizia è pronta a scendere in campo per proteggere i nostri figli da chi cerca di corrompere le loro menti nel buio della rete.

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