Cantagallo, testimone chiave dell’accusa nel processo Mare-Monti, che vedeva imputato D’Alfonso in riferimento alla mancata realizzazione della strada statale 81, alla vigilia dell’udienza nel corso della quale avrebbe dovuto deporre inviò un messaggio all’ex governatore, chiedendo 130.000 euro in cambio della sua rinuncia a testimoniare.
D’Alfonso segnalò tutto alla Procura e fece scattare le indagini, dalle quali è emerso che Cantagallo, dopo l’avviso di garanzia per la tentata estorsione, per evitare di comparire in aula, presentò un certificato medico firmato da Marini, nel quale “si dava conto del fatto che il Cantagallo fosse in cura dal professor Marini – è la ricostruzione del pm Anna Rita Mantini – benché lo stesso non l’avesse più visitato da diversi anni”.
In aula, il gup del tribunale di Pescara Antonella Di Carlo, ha disposto una perizia psichiatrica su Cantagallo, proprio per accertare se, come riportato nel certificato di Marini, accusato di favoreggiamento, il tecnico geometra fosse affetto “da postumi di ictus cerebrale con deterioramento cognitivo vascolare, disturbi del comportamento e del contegno, aggressività, scarso controllo degli impulsi”.
Tramite ulteriori indagini e intercettazioni di conversazioni telefoniche tra il medico e i familiari di Cantagallo, nel corso delle indagini, sono finiti nei guai anche la moglie e la figlia dell’accusatore di D’Alfonso, che devono rispondere di falso, in qualità di istigatrici e utilizzatrici della certificazione medica.