“Dopo le numerose lamentele sui disagi riscontrati donando il sangue presso il centro trasfusionale di Popoli – spiega la nota di CasaPound – abbiamo deciso di far accendere i riflettori sulla questione. Uno dei problemi riguarda i risultati delle analisi del sangue spettanti al donatore. Anziché essergli spedite per posta, come fino a poco tempo fa, quando pronte devono essere ritirate dal donatore presso la struttura ospedaliera: problema non da poco per chi deve lavorare o per chi vive in comuni non molto vicini a Popoli”.
“Vi è poi il problema della riduzione degli orari di apertura – continua la nota del movimento – Fino allo scorso dicembre il centro era aperto 6 giorni su 7, ma recentemente i giorni si sono ridotti a 4 su 7, con chiusura anche il martedì e mercoledì. Sappiamo che tale decisione è legata all’impossibilità di garantire la presenza costante di un primario, fatto che va a ripercuotersi anche nel reparto di ematologia. Inoltre c’è anche un disagio riguardo la colazione. Tempo fa veniva permesso, dopo la donazione, di recarsi al bar dell’ospedale e fare lì una colazione relativamente sostanziosa, invece oggi viene servita in una stanza del reparto dove da mangiare sono forniti al donatore una merendina ed un pacchetto di cracker. Pasto scarso e inadeguato per chi deve recuperare energia dopo un abbondante prelievo, e che non tiene conto delle necessità di chi ha intolleranze alimentari come quelle al lattosio o al glutine”.
“Tali disagi ci sono stati confermati anche dal presidente della sezione di Tocco da Casauria di un’associazione di donatori di sangue il quale ci ha riferito che, nonostante incontri e promesse di esponenti politici e della sanità, nulla finora è stato fatto. Per questo chiediamo al direttore generale Vincenzo Ciamponi e alle altre autorità della ASL che tali problemi vengano risolti per rispetto di tutti i volontari del territorio che vanno regolarmente a donare sangue per aiutare il prossimo. In caso contrario – conclude la nota – CasaPound sarà pronta ad ulteriori azioni di protesta”.