Pescara. “Nella Riserva Dannunziana ci vorranno almeno 15 anni per vedere i pini di Aleppo alti quattro metri, ma fino a quando resterà lo status di Riserva le operazioni a favorire il ritorno a come era prima non sarà agevole. C’è bisogno di un cambio di status per la Pineta perché di fatto lo status di Riserva non ha favorito né la prevenzione antincendio né favorirà allo stato attuale se non si modificano i vincoli, la ricrescita naturale della pineta”.
A dirlo è Matteo Colarossi , presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Pescara che poi spiega la genesi della Riserva: “Questa pineta esisteva già prima dell’arrivo dell’uomo c’era e in epoca romana è stata tagliata e poi il Marchese D’Avalos l’ha ripiantata e oggi le piante che vediamo, bruciate o no, non sono quelle del Marchese D’Avalos, ma quelle reimpiantate dal Corpo Forestale dal Dopoguerra agli anni Ottanta. Parliamo di una pineta artificiale che è stata trasformata in Riserva con evoluzione naturale, ma questo crea problemi perché in una città non si può imporre un vincolo a non manutenere con la vicinanza delle case e con tutto ciò che deve essere fatto per la sicurezza”.
Sul futuro delle piante danneggiate Colarossi ha aggiunto: “La Legge 353 del 2000, ovvero il Testo Unico sugli Incendi, stabilisce che prima di cinque anni non si potrà fare niente salvo deroga per lo sgombero e abbattimento delle piante secche. Alcune verranno abbattute per motivi di sicurezza almeno nelle aree dove c’è la viabilità. In aggiunta ai vincoli previsti dal Piano Naturalistico”.