Caccia all’uomo nel capoluogo adriatico: Pietro Esposito, 47enne pentito di camorra, in carcere per due omicidi è evaso – come riporta il quotidiano nazionale La Repubblica – dal carcere di San Donato, dove stava scontando una lunga serie di condanne. La vicenda bissa, in meno di un giorno, quella genovese di Bartolomeo Gagliano, il killer delle prostitute evaso ieri dal penitenziario di Marassi. Esposito, complice dell’uccisione della 23enne Gelsomina Verde, torturata e carbonizzata nel corso di una faida a Scampia nel 2004, era recluso a Pescara fino al 14 dicembre scorso. Poi – riporta ancora La Repubblica – il giudice di sorveglianza gli aveva concesso il permesso di uscire per 8 ore, ma lui non si è mai ripresentato al San Donato. Da allora è scattata la caccia all’uomo da parte della polizia penitenziaria e dalla squadra mobile pescarese, diretta da Piefrancesco Muriana.
“Sulla vicenda sono in corso i necessari accertamenti. Dalle prime informazioni risulta comunque che il detenuto in questione sarebbe stato liberato nel giugno del 2014”. Questo è quanto il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, ha esposto nel corso di in un’informativa alla Camera.
Alle ricerche di Esposito, che già in passato aveva usufruito di permessi, stanno partecipando diverse decine di uomini di polizia, carabinieri e penitenziaria. La foto segnaletica è stata girata a tutte le Questure d’Italia e i Comandi dell’Arma e le indagini, coordinate dalla Squadra Mobile della Questura adriatica, sono state estese sin dalle prime ore anche fuori Abruzzo. Non è da escludere che l’uomo, con l’aiuto di qualche amico o famigliare, sia riuscito a riavvicinarsi al napoletano: alle 10 di sabato scorso, infatti, all’esterno dell’istituto di pena sarebbe stato atteso da una donna, una parente con la quale si sarebbe allontanato. Ricerche capillari e costanti sono estese anche a Napoli, dove il pentito camorrista è conosciuto con il soprannome di Kojak.
La reclusione pescarese è successiva ai fatti di sangue partenopei, ovvero l’omicidio di Gelsomina Verde, torturata, uccisa con un colpo di pistola in testa e ritrovata carbonizzata nell’auto di famiglia il 21 novembre 2004, completamente estranea alla criminalità organizzata, finita nella Faida di Scampia solo perché frequentava un appartenente agli scissionisti del clan Di Lauro. Esposito, arrestato nell’immediatezza del fatto, si pentì subito dopo e cominciò a collaborare, permettendo di arrivare ai responsabili della crudele uccisione. L’ex collaboratore di giustizia, che ha comunque terminato di scontare le pene relative agli omicidi, si era trasferito nel pescarese dove era stato già stato arrestato il 24 settembre 2011 per una rapina in abitazione. Lo hanno fermato con due complici i carabinieri del Nucleo operativo ed è finito in carcere. Poi, il 31 marzo 2012, gli sono stati concessi i domiciliari ma si è reso responsabile di evasione e il 18 aprile è finito di nuove in carcere. Quello di cui ha beneficiato sabato non era il primo permesso: anche ad agosto si era assentato dal carcere ma aveva fatto regolarmente rientro. A seguito dell’evasione il carcere ha annullato una manifestazione in programma domenica proprio nella casa circondariale, il Festival della melodia, aperto ai detenuti.