Stanno protestando da venerdì mattina, senza aver cercato l’attenzione dei riflettori. Hanno occupato, giorno e notte, anche durante il week end, segno che quella degli studenti del polo Misticoni-Bellisario (Mi-Be) non è solo una scusa per saltare qualche ora di scuola ma una convinta mobilitazione per ottenere la sistemazione della sede del Misticoni, in pessime condizioni igieniche e di sicurezza, e l’assegnazione di una nuova sede per gli alunni del liceo musicale, finora costretti al trasferimento quotidiano in pullman tra le due strutture.
L’agitazione era scattata mercoledì mattina al Bellisario, quando la paventata chiusura dell’istituto per lavori di adeguamento strutturale aveva fatto partire l’occupazione. Rientrata a fine mattinata in attesa del consiglio d’istituto di giovedì pomeriggio, dov’era atteso l’assessore provinciale all’Edilizia scolastica Rapposelli per sgomberare il campo dai dubbi. “Non è venuto, non hanno nemmeno provato ad ascoltarci, così abbiamo occupato sul serio, per far sentire le nostre richieste”, spiega Francesco Troiano, rappresentante del Bellisario. E così hanno ottenuto che mercoledì mattina un nuovo consiglio d’istituto si tenga direttamente a Palazzo dei Marmi, negli uffici dell’assessore. Da lui vorranno “una risposta ufficiale sui lavori al Bellisario”, prosegue Troiano, ma chiederanno pure la fine dell’odissea che da 4 anni costringe i ragazzi dell’istituto d’Arte e del liceo artistico Misticoni a mal convivere con il liceo musicale. “Vogliamo una nuova sede riservata”, afferma Amedeo Profeta, rappresentante del musicale che coordina l’occupazione nella sede di viale Kennedy, “non è più possibile invaderci reciprocamente gli spazi, così ne risentiamo sia noi che gli studenti d’arte”.
Dal 2009 ad oggi, infatti, gli iscritti al nuovo corso di studi sono aumentati fino a occupare circa 25 aule, dovendole dividere con i compagni di entrambe le sedi del Mi-Be. I corsi curriculari vengono tenuti la mattina al Misticoni, mentre dalle 13 in poi un pullman porta i musicisti nella sede di via Einaudi del Bellisario, a suonare nelle aule originariamente dedicate ai laboratori dei ragazzi del Bellisario: “Così ci costringono a violarci gli spazi a vicenda”, protesta Profeta, “a noi, invece, negano lo studio, le attività extra-curriculari e persino i corsi di recupero”, incalza Troiano”. “La Provincia deve darci una terza sede”: sottolineano in coro di due rappresentanti. La preside Matilde Tomassini, dal canto suo, ci ha assicurato di essere al lavoro per ottenere l’ex sede dell’istituto alberghiero De Cecco di via Tirino, “ma lì ci sono solo 11 aule e anche cadenti”, ribatte Amedeo Profeta, “noi vogliamo essere sistemati come si deve”.
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In pessime condizioni anche la storica sede del Misticoni a Pescara Nord: “Un bagno su due è perennemente otturato”, afferma indignato Profeta, snocciolando tutte le criticità della scuola, “le scale antincendio sono pericolanti, talmente mal ridotte da non permettere nemmeno l’apertura delle porte d’emergenza, i muri e i soffitti sono pieni di buchi e crepe e l’igiene è ridotta ai minimi termini. Persino degli avvocati e dei medici”, riferisce lo studente, “sono venuti spontaneamente a offrirci assistenza per denunciare questo scandalo”. Una situazione che necessita di notevoli lavori di ristrutturazione, ma nei fondi Cipe recentemente reperiti e annunciati da Rapposelli il Mi-Be non è ricompreso, mentre dei 700mila euro previsti dal bilancio provinciale ne sono rimasti (causa tagli politici) solo i 200mila necessari alle tamponature dei tramezzi crepati del Bellisario.
“La mattina veniamo a fare lezione in via Kennedy. Poi, alle 13, uno scuolabus pagato dalla Provincia accompagna chi deve esercitarsi sugli strumenti musicali al Bellisario. Ma una volta finito non c’è nessun mezzo che da San Donato ci riporta al Misticoni, e alcuni di noi finiscono i laboratori anche alle 19”. Così Amedeo Profeta descrive il disagio che gli allievi del liceo musicale sono sottoposti a sopportare per frequentare i corsi nell’attuale situazione di “senza sede”. “Non possiamo”, commenta amareggiato il ragazzo, “essere sballottati come dei pacchi solo perché la Provincia non si occupa di noi e non si degna di procurarci una sede adeguata”. La mancata risposta della preside, “che da quando abbiamo cominciato a occupare non si è vista né sentita”, è un’ulteriore motivo che li ha spinti a protestare e che mercoledì mattina porterà centinaia di ragazzi a marciare pacificamente dal centro di Pescara verso il palazzo della Provincia in piazza Italia. “Se Rapposelli non ci darà certezze”, annuncia il rappresentante del Bellisario Troiano, “potremmo proseguire a manifestare, scegliendo anche di marciare pacificamente per le strade della città bloccando il traffico”.
Proprio come nelle manifestazioni studentesche degli anni ’70, l’occupazione del Bellistario è cominciata con l’esposizione dal tetto dell’istituto di un maxi-striscione “Istituto statale d’Arte Occupato”. Un altro, con una provocatoria frase in dialetto, recita: “Andate a suonare in campagna”. “Abbiamo citato un nostro professore”, rivela Troiano, “che con una battuta ha voluto esprimere quanto anche per i docenti è impossibile far convivere artistico e musicale negli stessi spazi”. I professori, infatti, non si sono opposti alla protesta, entrano ordinariamente a scuola ma non interferiscono con le attività gestite dagli occupanti. Chi vuole può fare corsi di recupero con gli insegnanti, ma in entrambe le scuole sono i ragazzi a tenere corsi di fumetti, cineforum, lezioni di giapponese, fotografia, balli latino-americani e break-dance. Un gruppo d’ordine garantisce che non entrino persone estranee e materiali non consentiti o che niente venga danneggiato, mentre gli artisti in erba abbelliscono i muri con pitture e disegni. Di notte, invece, si dorme in palestra e in aula magna, mentre attraverso collette e autofinanziamenti vengono comprati cibo e bevande per chi rimane a presidiare la scuola.
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Daniele Galli