Ore, ore e ore, almeno 4 solo nella mattinata, per l’arringa difensiva che l’avvocato Giandomenico Caiazza hanno tenuto oggi nell’aula del processo Sanitopoli per tessere definitivamente le fila dell’innocenza di Ottaviano Del Turco dalle accuse di associazione per delinquere, corruzione, abuso, concussione, falso, scaturite dalle 7 deposizioni fiume che nel 2008 l’ex titolare della clinica privata Villa Pini, Vincenzo Angelini, tenne davanti ai magistrati sostenendo di aver pagato tangenti per un totale di circa 15 milioni di euro, di cui 5,8 all’ex governatore, ad alcuni amministratori regionali in cambio di favori.
E per ascoltare quella che ha definito “un’arringa superba da ogni punto di vista” è tornato nell’aula 1 anche lui, dopo mesi di assenza dovuti alle precarie condizioni di salute, l’imputato principale dei 27 di Sanitopoli. Del Turco si è anche lasciato andare ai commenti fuori dal tribunale, affermando fuori dai denti che “noi dobbiamo essere assolti perchè non abbiamo commesso il fatto”. Su di lui pende una richiesta di condanna a dodici anni, e su questa non si sbilancia: “Non voglio giudicare le decisioni della procura”, ha detto Del Turco, “capita che la Costituzione attribuisce alla procura il compito di dimostrare la colpevolezza di un imputato, qualcuno invece pensa che tocca agli imputati dimostrare la propria innocenza. Non è così , è un’idea della Costituzione che sembra più appartenere ad altri secoli non bellissimi, al secolo delle inquisizioni”. Si è detto comunque sereno, riferendo di avere lo stato d’animo “di uno che ha sentito le prove della sua innocenza. Una giornata ad ascoltare la prova provata della propria innocenza”, ha concluso sulla porta dell’aula, accompagnato dall’amico di sempre Alberto La Volpe, ex direttore del Tg2, “è una bella giornata al tribunale di Pescara”.
Se nella requisitoria finale i pm avevano proiettato le slide con le foto delle presunte dazioni di denaro che Angelini avrebbe fatto al presidente regionale, Caiazza ha risposto con la stessa moneta per screditare l’attendibilità del magnate della sanità teatina, usando a sua volta il maxi schermo per dimostrare come Angelini si sarebbe inventato la storia delle tangenti per “salvarsi la pellaccia” e “togliersi dal groppone” i 60milioni di fondi distratti dalle sue società e finite, in dividendi, nelle tasche dei suoi soci. Con le slide, Caiazza ha controbattuto ai tabulati del Telepass che i Pm hanno usato per ricostruire i viaggi fatti da Angelini verso Collelongo per andare a portare le bustarelle a Del Turco. Secondo il legale, ben 8 di queste sono “impossibili”, in quanto riferite a giorni in cui il politico non era nel paesino natio in quelle date. “Cialtronesco”, ha definito l’avvocato il modo di fare di Angelini, che si sarebbe inventato di sana pianta la cosiddetta “tecnica del doppio comando”: quella utilizzata da Camillo Cesarone, ex capogruppo Pd all’emiciclo e dirigente di Villa Pini, per dire al boss della clinica “chi e quando pagare”. Come ha fatto, ha sostenuto Caiazza, Angelini che non ha mai avuto agende o appunti scritti ha riferire alla procura una quantità di cifre, nomi e date tali da produrre una memoria di 1300 pagine?
Il cialtrone contro l’elevato simbolo di moralità. Questa la tesi portante dell’arringa “superba”. “C’e’ incredulità”, ha aperto la sua declamazione Caiazza, “nel dover immaginare che un personaggio pubblico come Ottaviano Del Turco che ha segnato in modo preciso la sua vita nelle istituzioni possa essere improvvisamente divenuto il protagonista non di un fenomeno di corruzione politica, ma il protagonista, come leggiamo dalle imputazioni, di una vicenda concussiva di dimensioni, aspetti e modalità spregevoli”. Prima di esaminare nel dettaglio tutti i capi di contestazione, il togato ha ricordato che “Del Turco è stato protagonista di storia morale straordinaria pubblica, leader al vertice del movimento socialista operaio italiano e del più grande sindacato comunista italiano. In una realtà come quella dell’epoca se non sei una persona che ha vissuto di un’integrità morale leggendaria non sopravvivi due giorni”. Caiazza ha fatto anche riferimento alla citazione del pm Bellelli di Sandro Pertini fatta nel corso della requisitoria: “Non poteva”, ha detto l’avvocato, “essere fatto un riferimento più infelice. Del Turco per volontà di Sandro Pertini è stato curatore della fondazione Pertini a Savona. Del Turco era un frequentatore quotidiano della casa di Pertini ed era uno dei riferimenti politici e socialisti di Pertini”.
E la contrapposizione tra i due personaggi chiave di Sanitopoli ha concluso il preambolo dell’arringa tecnica: “Aver vissuto 60 anni come Ottaviano Del Turco e 60 anni come Angelini non è la stessa cosa e non è un problema da cui non potete prescindere quando dovrete decidere se credere a un fatto detto da uno e negato dall’altro”.