Tamburo battente per le requisitorie finali del processo Sanitopoli, dove l’imputato Angelini, patron decaduto della clinica Villa Pini, accusa l’ex governatore e tanti altri con un passato all’ombra del marchio Regione Abruzzo di aver intascato milioni per favorire l’attività nel settore sanitario.
A riaprire i lavori dell’aula del tribunale di Pescara è stato, questa mattina al tribunale di Pescara, il pm Giampiero Di Florio che ha ripreso il dicosro interrotto lunedì pomeriggio con la proiezione di alcune slide in cui vengono ricostruite nel dettaglio le presunte mazzette. La stategia probatoria del magistrato è quella di incrociare le ricevute dei telepass delle auto di Angelini e di Del Turco, quelle degli autisti, le fatture, i tempi di percorrenza per Collelongo, i giorni dei prelievi e della presunta consegna di danaro avvenuta nel paese natio dell’ex presidente di Regione: “Tutto collima”, ha ribadito anche oggi Di Florio, forte del fatto che “Non c’e’ nessuna sbavatura nel racconto di Angelini”.
Il proiettore e lo schermo allestiti nell’aula 1 hanno tirato nuovamente in ballo la fatidica foto de “le mele, le pere e le noci”. Lo scatto che immortalerebbe una dazione da 250mila euro che Angelini avrebbe passato a Del Turco nascosta in un cesto di frutta il 2 novembre 2007 a Collelongo. I dubbi della difesa si sono concetrati fin dall’inizio sulla veridicità dell’immagine, sostenendo che a novembre non si trovano noci ancora ricoperte dal mallo, come quelle invece raffigurate dalla prova. Per Di Florio, quella foto è stata scattata 6 minuti dopo che Angelini è uscito da casa Del Turco: “Angelini”, afferma ilmagistrato”, non è andato a Trasacco a comprare le mele”, ovvero non avrebbe artefatto lo scatto, “è salito in macchina e ha fatto le foto”. Di Florio ha poi aggiunto: “Dal 14 luglio 2008 sono passati tanti anni, ma non c’e’ una lettura alternativa di questa ricostruzione che noi abbiamo fatto, la cui bontà è stata confermata dai periti del tribunale. Avete agli atti una ricostruzione diversa? No. Si sa solo che nella busta non c’erano le mele, ma le noci e forse qualche castagna”. Una requisitoria, come molte udienze, basata su argomenti da frutteria. Di Florio non si è risparmiato al lite-motive del processo nemmeno per la concludere la requisitoria e a ironizzato: “Dicono che tre noci al giorno fanno bene, non le mangio, non lo so se hanno il mallo”.