Con sentenza definitiva e’ stato riconosciuto un indennizzo ad un bancario per accertata tecnopatia causata da “overuse” (uso eccessivo) del mouse del computer. La tecnopatia e’ una malattia professionale che puo’ essere contratta anche a seguito dell’utilizzo di uno strumento in maniera lenta e protratta nel tempo. Per la causa – ora conclusa – l’uomo si era rivolto al patronato provinciale della Inca Cgil di Pescara. Nei giorni scorsi, avendo l’Inail deciso di non interporre ricorso in Cassazione, e’ divenuta definitiva la sentenza della Corte dell’Appello dell’Aquila del 14 febbraio scorso.
I giudici, confermando la sentenza di primo grado del Tribunale di Pescara, ha riconosciuto che P.T. dipendente della Caripe, impiegato di banca addetto alla “movimentazione titoli” e’ risultato affetto da “sindrome pronatoria dell’arto superiore destro causata da tecnopatia procurata da “overuse” da mouse da computer. La consulenza tecnica d’ufficio in primo grado (in secondo grado non e’ stata rinnovata) ha stabilito che l’insorgenza di tale malattia e’ da ritenersi determinata da fattori “morbigeni” cui il dipendente bancario e’ stato esposto nell’esercizio della sua abituale attivita’ lavorativa. La vicenda – commenta l’Inca Cgil – assume particolare rilievo perche’ si tratta del primo caso accertato in italia e va incontro alle nuove esigenze di tutela dalle malattie professionali che possono essere causate dall’uso massivo delle nuove tecnologie, quali i computer. E’ stata la dottoressa Antonella Bozzi – consulente medico dell’Inca Cgil – a dimostrare “in maniera incontrovertibile” – sostiene il sindacato – che l’uso abituale e ripetuto del mouse del computer espone al rischio di contrarre la tecnopatia.