“Finora ci hanno usato come una scusa per giustificare il loro ritardo, ma attualmente il dragaggio non può partire”. Veemente come al solito, il direttore generale dell’Arta Mario Amicone risponde alle accuse ricevute pochi giorni fa dal provveditore alle opere pubbliche Donato Carlea e illustra in conferenza stampa ciò che è stato ritenuto il motivo del mancato avvio del dragaggio. La validazione delle analisi fornite dalla Sidra (clicca e scarica), ditta che da oltre 2 mesi è a Pescara perché vincitrice dell’appalto per scavare 200mila metri cubi di fondale da canale e darsena, ma che finora non ha rimosso un grammo. Secondo quanto riferito venerdì scorso dall’ingegnere capo della Sidra, Carlo Alberto Marconi, il dragaggio inizierà lunedì 15 aprile, ma Amicone ne dubita: “Devono ancora impermeabilizzare la vasca di colmata”, dove verranno depositati per 4 anni circa 100mila metri cubi di escavo, “e per autorizzare il soil washing bisogna aspettare almeno 45 giorni, partendo dal 6 marzo, prima che si pronunci il comitato Via”. Tanto, infatti, occorre per rispettare i dettami burocratici della valutazione di impatto ambientale.
Ma il direttore dell’Arta e i suoi tecnici di laboratorio smentiscono anche le più rosee previsioni che il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture Guido Improta ha sparato l’ultima volta che si è fatto vedere in città: “Circa 130mila metri cubi potranno essere riutilizzati per il rinascimento dei litorali di Pescara, Ortona e Martinsicuro”. A rendere la cifra una barzelletta, in totale accordo, sono sia le analisi fatte effettuare dalla Sidra ad un laboratorio privato che quelle dell’Arta: solo 5mila metri cubi su 200mila possono essere utilizzati direttamente per il rinascimento.
Ritardi e rinvii sul dragaggio, però, si trascinano da tempo insieme al fantasma del porto prossimo alla morte. Sono circa 3 anni, tra procedure errate e inchieste congelanti, che l’empasse va avanti e i detriti naturali continuano ad attappare lo scalo portuale. Il problema chiave è stato, e continua ad essere, dove andare a buttare questo tappo una volta rimosso, e per anni si è dovuta scartare la carta che ora ritorna sul tavolo come un jolly: la vasca di colmata. E anche ora che la Conferenza dei servizi della Regione ne ha ripristinato l’utilizzo, si ritarda a lavorarci. “Dal 25 marzo”, dice il direttore tecnico Arta Giovanni Damiani, “la Sidra può stendere il telone per impermeabilizzare la vasca: ci vogliono pochi giorni a farlo e poi il dragaggio può partire, ma loro dicono che gliene servono 25”. Una differenza grossa ma insignificante rispetto agli anni persi: “A occhi chiusi”, spiega Damiani, “la vasca di colmata può contenere fino a 80mila metri cubi: quanto bastava per liberare tutto il porto”.
Non finisce, ormai è scontato, certamente qui. Così come non si sta lavorando sulla vasca di colmata, poco o niente si sta facendo nemmeno per allestire sulla banchina commerciale le cinque vasche da 2mila metri cubi che dovranno contenere i primi 10mila metri cubi di dragato: “Finora hanno solo montato delle barriere in calcestruzzo”, riferisce il rappresentante degli armatori Mimmo Grosso dopo il sopralluogo di questa mattina, “così non ce la faranno mai a far partire il dragaggio lunedì, e se non partirà, Carlea dovrà prendersi le sue responsabilità”. Non cala, quindi, la tensione tra le fila della marineria, che negli ultimi giorni ha cominciato a minacciare l’esposto alla magistratura. Non li calma nemmeno la difficile traversia legata al di ristoro governativo promessi dal Decreto Sviluppo: se i tempi continueranno ad oscillare, c’è il rischio che l’Unione europea bolli tutto con il timbro dell’infrazione e revochi i 3 milioni di euro attesi dai pescatori da dicembre. “Dobbiamo tornare in mare appena il dragaggio inizia”, ancora Grosso. E se Chiodi modificherà, come sostenuto, l’ordinanza regionale valida fino all’anno scorso, la Sidra potrà lavorare anche durante la stagione balneare.
Daniele Galli