“Cantagallo ha dimostrato una spiccata propensione al mercimonio della funzione pubblica”. E’ uno dei passaggi della motivazione della sentenza di condanna a cinque anni di reclusione a carico dell’ex sindaco di Montesilvano Enzo Cantagallo, emessa il mese di dicembre scorso dal tribunale collegiale di Pescara nell’ambito del cosidetto processo Ciclone su presunte tangenti negli appalti pubblici. “Preme segnalare – scrive il tribunale – che Cantagallo per quanto riguarda i rapporti con Chiulli e Ferretti, ha sfruttato la propria posizione, strumentalizzando le funzioni di assessore prima, e di sindaco dopo, in spregio alle funzioni pubbliche svolte, nell’ambito dell’ente territoriale, per ottenere, per un lungo arco temporale, notevoli profitti economici in cambio del rilascio di atti amministrativi illegittimi”. Per quanto riguarda l’associazione per delinquere il tribunale ha stabilito che il fatto non sussiste perchè “Cantagallo per ottenere i propri vantaggi non utilizzava una organizzazione precostituita, ma, di volta in volta, agiva secondo le peculiarità del caso. Cantagallo nella vicenda Chiulli, si avvaleva del concorso di Canale; nella vicenda Ferretti beneficiava dell’intervento di Cirone, di Di Blasio e di Di Cola. Quindi nella vicenda in esame, può affermarsi che gli imputati, che ponevano in essere atti illeciti, agivano per perseguire finalità egoistiche e contingenti senza che a monte ci fosse stata la predisposizione di un piano unitario concertato, con predisposizione di mezzi ed uomini, idoneo a dare impulso a ciascun fatto di reato”