I dipendenti dell’Inps ed ex Inpdap hanno aderito allo stato di agitazione proclamato a livello nazionale per opporsi ai tagli previsti dalla legge di stabilità. In particolare, i lavoratori dei due enti previdenziali, si oppongono “con netta determinazione” ai tagli degli organici e delle risorse economiche che “comprometterebbero gravemente i servizi offerti ai cittadini”.
Diversi i volantini distribuiti durante la protesta: “Attenzione quest’ufficio è a rischio chiusura” e “Chiuso per tagli”, si legge sui cartelli affissi davanti al piazzale dell’Inps. “I tagli agli organici e alle risorse”, dicono i lavoratori, “stanno riducendo la possibilità dei dipendenti Inps di poter fare al meglio il proprio lavoro. Noi facciamo il possibile per aiutarti, ma se sei in coda e tardano le risposte, il colpevole non è dall’altro lato dello sportello, ma siede al Governo”.
In piazza sono scesi tutti i lavoratori appartenenti ai diversi sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl. “Tutti uniti, indipendentemente dalla sigla sindacale di appartenenza” ripetono, “dicono no agli ulteriori tagli alla spesa pubblica. Con l’articolo 4 del disegno di legge di stabilità continua la decurtazione economica degli stipendi. I dipendenti pubblici garantiscono i servizi ai cittadini con sempre maggiore difficoltà. Ulteriori tagli agli organici e alle risorse significa voler smantellare lo stato sociale”. Come ripetono i rappresentanti sindacali regionali e provinciali, i risparmi dovrebbero essere eventualmente fatti “su tutte le consulenze pagate a peso d’oro, su tutti gli appalti e servizi e le esternalizazzioni dei lavori, sulle pubblicità televisive utili solo a gratificare i vari dirigenti”.
Secondo i sindacati uniti, infatti, il numero dei dipendenti, circa 33mila a livello nazionale, che assicurano la gestione dello stato sociale in Italia, è ben al di sotto nel numero di dipendenti che assicurano le stesse prestazioni in Francia e in Germania. Le risorse economiche che il Governo Monti vorrebbe tagliare, inoltre, cancellerebbero dall’oggi al domani l’istituto dei “Progetti Speciali” al cui conseguimento è legata da sempre una parte della retribuzione, e che ha garantito negli anni l’efficienza e la qualità dei servizi erogati dagli istituti previdenziali ai cittadini.
“Dopo aver subìto negli ultimi anni”, scrivono i lavoratori in una nota congiunta, “gli insulti di chi nemmeno conosceva il nostro lavoro e la nostra capacità produttiva, dopo aver subìto l’ingiustizia di dover pagare se si ammalano, dopo aver subito il blocco dei loro contratti per quattro anni, dopo aver subìto la riduzione del valore dei buoni pasto, hanno detto ‘Basta, abbiamo già dato!’ e sono scesi in lotta per respingere gli attacchi che vorrebbero nient’altro che lo sfascio dell’Inps e l’ ulteriore impoverimento dello stato sociale contro lavoratori e pensionati che stanno già pagando duramente e ingiustamente una crisi economica che non hanno contribuito a creare”.
Nei prossimi giorni verranno tenute assemblee periodiche per mantenere lo stato di agitazione “fino a quando non saranno ritirate le restrizioni previste dalla manovra del Governo”.
Daniele Galli