Pescara. Una colaizzata reazione al loro taglieggiatore: dopo una ribellione fermata con la violenza, le prostitute della Pineta si sono rivolte alla polizia per sfuggire all’incubo del taglieggiamento. Arrestato l’uomo che estorceva alle ‘lucciole’ la ‘tassa sul suolo pubblico’. Si faceva chiamare Berlusconi.
“ Io sono Badea e voi non dovete andare a lavorare lì finchè non mi pagate, altrimenti morirete!” Badea è solo uno dei soprannomi di Viorel Verdesan, 34enne rumeno domiciliato a Francavilla conosciuto nell’ambiente della prostituzione come il boss della Pineta. Conosciuto in strada anche come Lungu e perfino come Berlusconi, probabilmente ad indicare il predominio acquisito sulla piazza più ambita del mercato del sesso pescarese.
Un ‘feudo’ acquisito, a suo dire, in virtù di anni trascorsi in carcere per vecchie vicende legate, ancora una volta, ad episodi di violenza e prostituzione e che, secondo il suo personalissimo modo di intendere il diritto e le sue regole, gli avrebbero per l’appunto conferito un potere assoluto su chiunque in quel feudo avesse voluto lavorare. Cinquanta euro al giorno era quanto preteso dalle ragazze, perlopiù dell’Est, che scendevano ogni sera sul marciapiede per vendersi, pena le botte. Minacce come quella già riportata, promesse di botte talvolta anche pesantemente rispettate. E il suo lavoro, all’occorrenza, si estendeva anche alla burocrazia: tre anni fa aveva avviato una giovane connazionale, all’epoca minorenne, alla prostituzione, dotandola della fotocopia di una carta d’identità con la data di nascita falsificata, in modo da risultare maggiorenne ai controlli della polizia. Ma in questo caso la ‘tassa d’esercizio’ è salita a 400 euro a sera, che la giovanissima era costretta a consegnargli.
Un predominio territoriale mantenuto con la complicità di due ragazzine, prostitute romene ritenute fidate da Verdesan: M.C.I. di 22 anni e V.M.S che ne ha solamente 19, delegate al controllo e alla riscossione del ‘dazio’ dalle colleghe di strada, insieme al pescarese 58enne P.G.
Ma il taglieggiamento e i metodi barbari utilizzati per applicarlo sono stati la condanna per il Berlusconi della Pineta. Le prostitute, infatti, dopo un lungo periodo di insofferenza silenziosa, hanno tentato di ribellarsi. Ovvia la reazione violenta di Verdesan: ancora minacce, percosse e botte si erano scagliate contro le giovani donne. Ma la forza bruta non è riuscita a piegare la disperazione delle ‘lucciole’: da quest’estate, quando le pattuglie della squadra mobile passavano a controllarle, hanno iniziato a riferire ciò che erano costrette a subire. Dalle testimonianze, alle accuse, alle indagini aperte dal Pm Mirvana Di Serio, stando anche al pesante passato registrato nel curriculum criminale dello sfruttatore.
Già nel 2007, infatti, era stato tratto in arresto dalla polizia pescarese per aver abusato sessualmente, con la complicità di un connazionale, di una sedicenne rumena all’epoca dei fatti ospite di un locale centro di accoglienza per minori. Era riuscito ad avvicinarla tramite un’altra minorenne, fidanzata con un suo amico, poi arrestato e condannato per lo stesso reato: dopo averne carpito la fiducia l’aveva violentata e cercato di metterla sulla strada. Fortunatamente fu scoperto e condannato nel 2010 a 6 anni di carcere.
Il nuovo arresto ordinato dal Gip Maria Michela Di Fine ed eseguito questa mattina dalla Mobile, nonostante il tentativo di fuga di Verdesan alla vista degli agenti arrivati nella sua casa di Francavilla, in virtù anche del pericolo di reitarazione dei gravi reati a suo carico: favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, consumata e tentata estorsione continuata e falso. Tranne il falso, i medesimi capi d’accusa sono contenuti anche nelle denunce a carico dei tre complici.