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Montesilvano, rissa al ristorante: le indagini smentiscono l’aggressione razziale contro i rom

Montesilvano. Oltre un mese di indagini sulla rissa scoppiata il 19 luglio in un ristorante sulla Vestina tra donne, con un gruppo rom protagonisti dell’acceso scontro. I carabinieri confermano la lite per la scarsa qualità di droga venduta da due pusher, smentendo la tesi del’associazione Romanì sull’aggressione razzista.

Bicarbonato al posto della cocaina: 1 grammo di falso stupefacente sarebbe la causa, confermata oggi dai carabinieri, della violenta rissa scoppiata in un ristorante della via Vestina la sera del 19 luglio scorso. Cinque le persone denunciate, tra questi gli appartenenti ad una famiglia rom. Tutti di Cappelle sul Tavo, appartenenti a due gruppi contrapposti: da una parte ci sono tre donne nomadi, di cui una 24 anni, l’altra di 39 anni e la terza minorenne. Dall’altra ci sono una coppia, una donna di 32 e un uomo di 42 anni. Per loro le accuse sono di rissa aggravata dalle lesioni, considerato che dopo le botte qualcuno è finito in ospedale. Piatti e bicchieri volati, in mezzo a calci e pugni, perfino un bicchiere spaccato che si è conficcato nel petto di una donna. Nonostante le ferite, però, nessuno ha sporto querela, ma le indagini sono proseguite perché ci sarebbero altri partecipanti a quell’episodio da identificare. Le nomadi avrebbe venduto un grammo di bicarbonato a una tossicodipendente al posto di una dose di cocaina, e questa, accortasi del ‘pacco’, l’avrebbe cercata e rintracciata, con l’aiuto del caso, nel ristorante insieme alle parenti. Da lì il parapiglia, dopo che la ‘cliente insoddisfatta’ avrebbe richiesto il rimborso della merce, al quale si sarebbero aggiunti, in rinforzo, altri parenti delle rom.

Ma a questa tesi si era contrapposto, con una secca smentita, Nazareno Guarnieri, presidente nazionale dell’associazione Romanì Italia: “Si è trattato di un atto di razzismo contro persone rom”, aveva detto pochi giorni dopo l’accaduto, “le ragazze rom sono state offese e aggredite da alcuni clienti del locale perché nomadi”. Ora, quindi, con il proseguimento delle indagini, la risposta dei carabinieri a Guarnieri, che già allora aveva sostenuto l’accusa della campagna mediatica di istigazione razziale, seppur sollecitando le forze dell’ordine “ad accertare la verità ed assicurare i responsabili, chiunque siano, alla giustizia”.