A tradirlo è stato il mare, questo è certo. A convincerlo a sfidarlo, nonostante le forti onde e il vento battente di ieri, è stata la necessità di ritirare le reti calate il giorno prima. E quando un’onda anomala e improvvisa si è scagliata contro la Vichingo 2, Christian Dell’Osa aveva indosso un’attrezzatura particolare, una specie di scafandro indispensabile per le operazioni di ritiro delle reti. Queste, bagnate e pesanti, insieme al peso del pescato issato a bordo, avrebbero tirato rapidamente a fondo l’imbarcazione. Se gli altri tre membri dell’equipaggio sono riusciti a mettersi in salvo, l’armatore quarantenne ha avuto la peggio, forse proprio a causa dello scafandro che, riempito d’acqua, avrebbe costituito una zavorra insopportabile.
Una tragedia repentina, come l’ha definita il comandante della direzione marittima Luciano Pozzolano: nessun allarme è stato, infatti lanciato dal peschereccio, né per radio né per telefono. Ad accorgersi del rovesciamento sono state alcune persone di passaggio sulla riva a nord del molo: tempestivo l’intervento dei mezzi di soccorso navale della Capitaneria di Porto, della Polmare e della Guardia di Finanza, che insieme ad altri tre imbarcazioni da pesca sono riusciti a recuperare e a portare sulle banchine del porto turistico Fabrizio Silvestri, 36 anni e Andrea Giannetti, 21 anni, che non hanno subito conseguenze, mentre l’eritreo 26enne Girmai Teklai, detto Salvatore, è stato ricoverato d’urgenza all’ospedale Spirito Santo con una sindrome d’annegamento: tanta l’acqua ingerita, ma si rimetterà in due settimane. Il capitano Dell’Osa, invece, è stato ritrovato esanime, trasportato dal vento proveniente da nord fino a Francavilla.
Non serviranno, purtroppo, a lenire il dolore della moglie e del figlio 14enne, ma per accertare con perizia tutte le cause del decesso sono state aperte due inchieste: una amministrativa, quella della Capitaneria di Porto,l’altra penale per naufragio colposo, per ora senza indagati, in mano al pm Giuseppe Belelli, che stamattina ha affidato al medico legale Cristian D’Ovidio l’incarico per l’esame autoptico. La primissima dichiarazione è stata quella di morte per annegamento. Gli esami lo accerteranno, ma la convinzione dei lupi di mare è che ad uccidere D’Ovidio, marinaio esperto, sia stata un’onda traversa. E ancor di più la necessità di sopravvivere ad un mestiere sempre più infame, che ti costringe a sfidare la sorte e perfino la morte per riportare a terra qualche cassetta di pesce indispensabile per portare qualche soldo a casa.
CRISTIAN DELL’OSA E’ MORTO PER ANNEGAMENTO. Lo ha stabilito l’esame autoptico eseguito dal medico legale su incarico del pm del tribunale di Pescara Giuseppe Bellelli. Nel corso dell’esame, che è durato tre ore, sono stati prelevati i tessuti per il completamento delle indagini di laboratorio da espletare nell’istituto di Medicina legale dell’Università di Chieti.