I due sono accusati della rapina dello scorso 8 novembre nella filiale pescarese della Banca Popolare di Puglia e Basilicata di via Marconi, che aveva fruttato un ingente bottino. Quella mattina, infatti, due individui, a volto scoperto, avevano atteso l’arrivo del direttore e, dopo averlo avvicinato fingendo di dover chiedere informazioni, lo avevano costretto a entrare nell’istituto di credito, minacciandolo con una pistola. Una volta all’interno della banca, i rapinatori avevano atteso l’arrivo di un altro impiegato e del vice direttore e si erano fatti consegnare da quest’ultimo la chiave della cassaforte. I due avevano poi aspettato per circa mezz’ora che scattasse il meccanismo a tempo per aprirla, impadronendosi del denaro, circa 105 mila euro in contanti, scartando la mazzetta-civetta e tralasciando alcuni sacchi di monete, evidentemente ritenuti troppo pesanti. Addirittura i due malviventi, denotando particolare sangue freddo e spavalderia, prima di uscire dall’istituto di credito, avevano anche simulato un saluto cordiale, stringendo la mano del direttore, per non insospettire i clienti che erano in attesa dell’apertura in strada.
Dato che i banditi si erano espressi con un marcato accento siciliano, gli investigatori della Mobile, dopo aver acquisito le immagini girate dell’impianto di videosorveglianza, avevano deciso di inviare ai comandi di Polizia e Carabinieri di Palermo e Catania, alcuni fotogrammi delle registrazioni, diffondendole anche ai mezzi di informazione.
Tale strategia si è rivelata vincente, in quanto ha consentito di identificare i banditi, poi riconosciuti da tutti i testimoni.
I due soggetti arrestati, nonostante la giovane età, sono da considerare socialmente pericolosi, in quanto censiti negli archivi di polizia come “rapinatori di professione”, già riconosciuti responsabili di altre rapine su tutto il territorio nazionale (con una particolare “predilezione” verso gli uffici postali). Inoltre Machì è Sorvegliato Speciale di pubblica sicurezza, mentre Amodeo si trovava dallo scorso mese di dicembre nel carcere “Ucciardone” di Palermo per essere evaso dagli arresti domiciliari. Infatti, è proprio durante la sua latitanza che è stata commessa la rapina in questione.