Incidenti che oggi sono la prima causa di morte tra i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 24 anni: più di mille i morti nell’ultimo anno, oltre 80mila i feriti con un numero sempre crescente anche su Pescara. Per questo è fondamentale agire sulla prevenzione, piuttosto che sulla repressione, promuovendo campagne di sensibilizzazione per rendere i giovani, e le loro famiglie, pienamente consapevoli di quali possano essere le conseguenze di una caduta con il motorino. E’ quanto hanno dichiarato gli assessori comunali Berardino Fiorilli (Mobilità) e Roberto Renzetti (Pubblica Istruzione), in occasione della giornata conclusiva del Progetto di Educazione stradale, alla presenza dei 350 studenti delle classi terze delle scuole medie che vi hanno preso parte.
“Obiettivo dell’iniziativa” ha detto Renzetti “è stato quello di accrescere la consapevolezza e il senso di responsabilità nei nostri ragazzi, molti dei quali hanno ormai raggiunto l’età minima per avere il primo motorino, visto come una sorta di passaggio iniziatico quale primo traguardo di crescita. Compito delle Istituzioni e delle famiglie è accompagnare i ragazzi verso un uso consapevole di quel mezzo che può dare indipendenza, ma nasconde delle insidie anche al motociclista più esperto”. “L’educazione stradale” ha proseguito Fiorilli “deve essere considerata come educazione alla vita, ai valori umani, al rispetto della vita altrui”.
Il progetto è nato proprio per educare alla sicurezza stradale attivando la rete di risorse che ruota attorno a ogni ragazzo. “Siamo partiti verificando la percezione che i ragazzi di 14 anni hanno della strada” ha spiegato una delle psicologhe coinvolte “comprendendo le errate convinzioni sulla guida e il mondo emotivo che nascondono dietro il proprio comportamento. Il progetto si è sviluppato in ogni classe attraverso il confronto, la riflessione e la sperimentazione diretta del ragazzo in simulazioni di vita e di guida, coinvolgendo anche i genitori e i vigili urbani che hanno avuto il compito di supportare l’adolescente nella ricerca di sé e nella consapevolezza del proprio potenziale e dei propri limiti psichici e fisici. I ragazzi hanno sperimentato i fattori di rischio, l’alta velocità, che riduce l’ampiezza del campo visivo; l’uso di alcol che ha un effetto sedativo e riduce la vigilanza, alterando gli stati d’animo e inducendo spesso a una guida più spericolata alterando la percezione delle distanze; l’uso di sostanze stupefacenti, che alterano la percezione della realtà; lo stato emotivo, perché imparare a gestire le proprie emozioni aiuta a mantenere un comportamento di guida corretto; poi l’autostima eccessivamente bassa o troppo positiva, infine la distrazione, l’impulsività e la tendenza a infrangere le regole. E con i ragazzi abbiamo formulato le linee di prevenzione”.