Attualmente sono poi ben 70mila i cittadini interessati dalla raccolta differenziata spinta porta a porta, ossia il 27 per cento della popolazione che entro il 2011 potrebbero salire a 85mila, coprendo il 35 per cento della città. Parliamo di una mole di lavoro oggi coperta da 120 dipendenti effettivi e 42 interinali. E proprio paragonando la realtà pescarese con altre città simili, la Attiva ha verificato che attualmente il Comune di Pescara destina alla società una spesa pari a 90 euro per ogni abitante, a fronte dei 132 euro garantiti nelle altre città, quindi di fondo ci sarebbe un gap di circa 42 euro che, secondo Lancasteri, produrrebbe due problemi, un primo di natura industriale e un secondo di natura economica. Dal punto di vista industriale oggi la Attiva non sarebbe più in grado di ammodernare la struttura tecnica, dunque i mezzi e le attrezzature, costringendo gli operatori a lavorare con mezzi e furgoni che hanno anche dieci anni di vita sulle spalle e migliaia di chilometri, con relativi problemi, senza parlare del personale che ha bisogno di formazione e qualificazione continua. Dal punto di vista finanziario la Attiva vanta crediti dal Comune di Pescara non ancora saldati e per compensare tali crediti la società deve rivolgersi agli Istituti di credito con relativi oneri. A fronte di tali considerazioni la Attiva ha predisposto un Piano industriale chiedendo al Comune di adeguare la spesa pro-capite a 132 euro per abitante, con un aumento del capitale dell’azienda sino a 4milioni di euro per garantire l’adeguamento della struttura tecnica e il versamento del pregresso. L’amministrazione si assume dunque l’impegno di rivedere come vengono spesi i proventi della Tarsu e per tale ragione mercoledì prossimo il Presidente Lancasteri presenterà alle Commissioni il Piano industriale redatto per la Attiva in cui sarà possibile verificare le voci di spesa previste nello strumento e la loro effettiva necessità.
Monica Coletti