Una giornata che ha avuto come ospite d’eccezione Roger Abravanel, consulente di top management di di grandi aziende pubbliche e private ed autore di un libro di successo dal titolo “Meritocrazia“.
Un concetto che, secondo Abravanel, evoca un sistema di valori che valorizza l’eccellenza indipendentemente dalla provenienza, dove “provenienza”, indica un’etnia, un partito politico, l’essere uomo o donna.
“L’assenza di meritocrazia” ha commentato Chiodi “anche a causa della mancata selezione della classe dirigente in senso lato, non solo di quella politica, è uno dei fattori preponderanti che ha ridotto l’Abruzzo nelle condizioni in cui si trova. Non è un mistero, infatti, che questa regione stia vivendo il momento più difficile della sua storia. La buona notizia è che il debito della Regione che, a fine 2007, quando era in testa alla classifica delle Regioni in rosso, toccava la cifra di 4 miliardi di euro, oggi è stato portato a 3 miliardi 500 milioni e a fine anno dovrebbe attestarsi sui 3 miliardi 300 milioni di euro. Circostanza questa che confermerebbe il fatto che non guidiamo più la graduatoria del debito, ma siamo secondi dopo la Regione Lazio. E pensare che questo fardello che ci portiamo dietro, per anni, è stato spacciato come sviluppo”.
Secondo il governatore, i processi di selezione della classe dirigente del passato sono stati tutt’altro che virtuosi e le ideologie hanno finito per coprire ogni cosa, ma le classi dirigenti di oggi non possono non accorgersi del fatto che, quando la situazione diventa drammatica, il debito si paga.
“Qui occorrerebbe uno scatto culturale” ha aggiunto “in grado di coinvolgere tutti gli aspetti della società e di stimolare le organizzazioni di categoria non solo a manifestare interesse per le risorse che la pubblica amministrazione può mettere a loro disposizione ma anche a chiedere politiche di riduzione del debito pubblico”.
Abravanel, dal canto suo, ha rilanciato i temi sviluppati nella sua pubblicazione illustrando “quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro Paese più ricco e più giusto”, riflettendo sul fatto che l’Italia si trova ancora piuttosto indietro, rispetto alla società nord-americana ed a quella scandinava, in fatto scelte meritocratiche. Puntare sulla meritocrazia non sarebbe solo un fatto di giustizia sociale, ma significherebbe anche favorire la ripresa economica del Paese.