Pescara. Prima gli presta i soldi, poi gli chiede 2500 euro al mese come interessi. La vittima dell’usura resiste un anno e poi denuncia e fa arrestare un 63enne di Villa Raspa.
Nei mani dello strozzino, Giovanni Fussilli, 63enne di Bussi sul Tirino residente a Villa Raspa di Spoltore, era finito nel 2007 un imprenditore locale in difficoltà economiche che non poteva accedere al sistema bancario. Ventimila euro la somma che si era fatto prestare ma, oltre all’intera cifra da restituire, Fusilli pretendeva 2.500 euro mensili di interesse.
Antonio, questo il nome di fantasia dato dai Carabinieri allo “strozzato”, per oltre un anno ha pagato quanto pattuito, fin quando, impossibilitato a proseguire i pagamenti, ha cercato di chiudere la vicenda smettendo di pagare ma, in maniera molto sospetta, all’interno della sua azienda hanno preso a verificarsi alcuni episodi spiacevoli.
A sparire sono stati alcuni titoli di credito, al che Antonio, spaventato ha ripreso i versamenti e coinvolto anche la moglie per estinguere il debito: la donna si è vista costretta a sottoscrivere cambiali e assegni per 120mila euro complessivi. Solo nel 2014 è arrivata la denuncia, dettata dall’esasperazione e dal fatto che l’usuraio non restituiva i titoli sottratti “in pegno”: a mettere fine all’incubo sono stati, stamattina, i carabinieri della compagnia Pescara Scalo, chiudendo 6 conti correnti intestati a Fusilli e altri 4 a soggetti compiacenti: lo strozzino, titolare di una pensione sociale di 300 euro, aveva effettuato versamenti sui conti per oltre 290milaeuro. Analoga sproporzione è stata accertata sugli altri due titolari di conti correnti, i quali in un caso avevano movimentazione di oltre 100mila euro a fronte di un reddito di circa 25mila; nell’altro versamenti per circa 60mila euro a fronte di un reddito di poche migliaia di euro per due soli anni. Sequestrate, in possesso ai Fiorilli, carte di credito, 3500 euro in contanti e anche due macchine di lusso. Il 63enne già gravato da analoghi precedenti, su disposizione della Dottoressa Maria Michela Di Fine e richiesta della Dottoressa Barbara Del Bono, è stato sottoposto agli arresti domiciliari.
“Fondamentale”, rimarca il capitano Claudi Scarponi, “la denuncia della vittima: senza, in questi casi, le autorità posso poco o nulla nei confronti degli usurai”.