Dopo il primo rinvio nel dicembre scorso, è stata fissata la data della nuova udienza per il presunto autore, l’accusa è di uccisione di animale con l’aggravante della crudeltà
Dopo l’udienza preliminare del 23 dicembre scorso, nel mese di giugno riprenderà il processo per l’imputato, reo confesso, che uccise il raro esemplare di orso marsicano la notte del 31 agosto 2023. L’uomo, che ha ammesso di aver volontariamente ucciso la mascotte del Parco Nazionale d’Abruzzo, fu immediatamente denunciato dalla LEAL, la lega antivivisezionista, con l’accusa di “uccisione di animali” aggravata da crudeltà, secondo l’articolo 544-bis del Codice Penale italiano.

L’orso marsicano è una sottospecie di orso bruno che vive esclusivamente nel parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, in Italia. Questa specie è considerata uno dei simboli della biodiversità italiana e rappresenta un patrimonio naturale di inestimabile valore. È caratterizzato da una pelliccia scura e da una corporatura robusta. Gli adulti possono arrivare a pesare tra i 100 e i 200 kg e raggiungere un’altezza di circa 2 metri in posizione eretta. Le femmine invece tendono a essere più piccole rispetto ai maschi.
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La mascotte del parco
Era diventata la mascotte della zona, amata da grandi e piccini e nessuno aveva paura quando si avvicinava ai vari caseggiati in cerca di cibo per i suoi quattro cuccioli gemelli appena partoriti. L‘Orsa Amarena fin dal 2020 era l’esemplare di orso marsicano più conosciuto di tutto il Parco Nazionale d’Abruzzo, un vero e proprio simbolo per tutta la regione e fu enorme lo sgomento quando, all’alba del 1 settembre del 2023, fu ritrovata esanime a terra con una ferita d’arma da fuoco all’altezza dell’addome.

Immediatamente si misero in moto le indagini per risalire a quello che a tutti gli effetti resta un crimine dalla responsabilità penale. Non molto tempo dopo si autoaccusò dell’uccisione un commerciante di 58 anni, residente a L’Aquila, che confessò di aver materialmente sparato con un fucile regolarmente denunciato, non per errore, ma con la volontà di allontanare l’animale.
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Fissata la data dell’udienza
L’orsa Amarena fu colpita da un proiettile calibro 12, che le perforò un polmone, causando una dolorosa morte per dissanguamento. Dopo l’uccisione, i cuccioli dell’orsa fuggirono spaventati, senza poter più riavvicinarsi alla madre, un esemplare noto per il suo essere docile non avendo mai mostrato comportamenti aggressivi verso gli esseri umani. Immediatamente scesero in campo tutte le associazioni animaliste per quello che a tutti gli effetti per la legge italiana resta un reato punibile con pene che vanno da 4 mesi a 2 anni di reclusione.

La prima udienza preliminare, che si è tenuta presso il tribunale di Avezzano poco prima di Natale dello scorso anno, ha richiesto una perizia balistica che ha poi attestato che si è trattata di una fucilata intenzionale, esplosa da una distanza ravvicinata. L’orsa Amarena è stata raggiunta da un colpo di carabina con un proiettile calibro 12 che l’ha colpita a un fianco, mentre era appoggiata con le quattro zampe a terra e quindi non in posizione eretta d’attacco. Ora il processo ripartirà e la prossima udienza è stata fissata al 24 giugno, saranno una cinquantina le associazioni e gli enti che si sono costituiti parte civile nel procedimento che si svolgerà sempre presso il tribunale di Avezzano.