Secondo l’accusa l’imputato avrebbe permesso la realizzazione delle strutture portanti del palazzo (realizzato negli anni’50) con una quantità di staffe inferiori al numero necessario. Il pm nella sua requisitoria aveva parlato di un edificio paragonabile “a un castello di carte realizzato con materiali scadentissimi sia sotto il profilo del cemento che del ferro”. Per Picuti “il difetto del progetto era palese, netto, gravissimo. L’ edificio era stato costruito per resistere a metà ad una eventuale scossa sismica. Progetto maldestro ed edificio costruito malissimo. Non serviva Superman perchè Carulli visionando il progetto si accorgesse delle gravi anomalie, un’idea in fase di realizzazione di un bambino delle elementari. Carulli – aveva concluso l’accusa – ha gravemente disatteso la sua posizione di garanzia. Se avesse fatto il suo lavoro, se avesse saputo che il progetto aveva gravi errori, in quell’edificio non ci sarebbe andato ad abitare nessuno”. Sul banco degli imputati, oltre a Carulli, avrebbero dovuto esserci anche altre persone che si occuparono della realizzazione del palazzo ma decedute negli anni.
“Nella consapevolezza della tragedia che fa da sfondo a questo processo riteniamo di essere soddisfatti della terzietà del giudice dell’Aquila che ha dimostrato di condividere la nostra tesi difensiva basata su elementi molto solidi, e quindi apprezziamo il lavoro fatto dal Tribunale, esprimiamo il nostro cordoglio comunque alle vittime del terremoto ma siamo contenti che una persone innocente, il nostro assistito, non sia stato condannato”.