Da 23 anni chiede di riavere la pensione: la battaglia di un partigiano aquilano

tribunaleL’Aquila. Da 23 anni va avanti a colpi di denunce, esposti e ricorsi agli organi deputati, per riottenere la pensione privilegiata. Oggi ha 88 anni, ma Arnaldo Ettorre, patriota aquilano della Brigata Maiella, non ha alcuna intenzione di arrendersi e prosegue incessantemente la sua “guerra” legale per riottenere quel vitalizio.

Per questo ha deciso di scrivere al Consiglio superiore della magistratura ed al Capo dello Stato e ,nel chiedere “se davvero in Italia la legge sia uguale per tutti”, auspica “un esito possibilmente non tardivo per ragioni anagrafiche”, chiedendo “il ripristino della pensione privilegiata quale rimedio ad una annosa manifesta ingiustizia”.

Negli anni l’uomo ha sempre reclamato il ripristino di “diritti indisponibili e imprescrittibili”, quale la pensione privilegiata di cui godeva, dal 1974, con decisione giurisprudenziale della Corte dei Conti, “vitalizio da durare a vita, revocato con atti” spiega il patriota nei suoi esposti “assolutamente illegittimi”.

A revocare quella pensione fu un funzionario dell’allora ministero di Grazia e Giustizia, quando Ettorre fece istanza di ricongiunzione tra il sevizio prestato presso lo stesso dicastero e quello al ministero della Difesa.

Impugnato il provvedimento dinanzi alla sezione giurisprudenziale dell’Aquila della Corte dei Conti, la pensione privilegiata è stata ripristinata, ma il provvedimento è stato impugnato dal ministero di Grazia e Giustizia, rappresentato in appello da un funzionario che si era firmato “per il direttore generale”, senza nessuna procura. Circostanza, secondo Ettorre, non prevista dalla legge.

Passano gli anni e, tra opposizioni e ricorsi, recentemente la Procura di Campobasso ha aperto un’indagine per abuso d’ufficio su due magistrati. Il fascicolo, dopo un passaggio a Roma, è stato poi trasmesso, per competenza, a Perugia, dove c’è stata l’archiviazione.

Il patriota della Brigata Maiella, che si dice “turbato nei propri diritti costituzionalmente garantiti”, nella lettera inviata al Csm e al Capo dello Stato, parla anche di “giudici privi di legittimità, carenza sempre denunciata ma senza nessuna considerazione come se non fosse un cittadino italiano”.

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