Nel secondo filone i Polisini erano stati indagati, in concorso tra loro, con l’accusa di dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti, dal sostituto procuratore Antonietta Picardi, poi trasferita alla procura generale della Cassazione e sostituita in questo procedimento da Roberta D’Avolio. Con loro, nel registro degli indagati, Francesco Maria De Deo, 49 anni, con le accuse di millantato credito ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, aggravata dall’aver commesso un reato per occultarne un altro. Quest’ultimo, infatti, è accusato di aver ottenuto soldi per promettere il subentro nella ricca commessa da 38 milioni di euro dei nuovi sottoservizi del capoluogo.
Per De Deo l’udienza preliminare continua, dopo che la sua posizione è stata stralciata e trasferita a Chieti per competenza: prossimo appuntamento in aula a inizio 2018. Secondo l’accusa, ora caduta, a credere a quelle che i pm definiscono ‘vanterie’ di De Deo, pagando ben 8 mila euro per “il subentro in commesse pubbliche affidate alla società Edimo Spa”, azienda aquilana, erano stati i due Polisini, assistiti, in questo procedimento come nel principale, dall’avvocato teramano Gennaro Lettieri.
Per i due imprenditori teramani è il secondo risultato nel giro di un mese: a metà ottobre, il giudice per l’udienza preliminare del tribunale dell’Aquila Adolfo Di Zenzo li ha prosciolti entrambi dalle accuse di abuso d’ufficio e corruzione nell’ambito del filone principale dell’inchiesta “Redde rationem”.